De Bello Civili Libro 1 - Par. 6: versione tradotta - StudentVille

De Bello Civili: Libro 1 - Par. 6

Proximis diebus habetur extra urbem senatus. Pompeius eadem

illa, quae per Scipionem ostenderat agit; senatus virtutem constantiamque collaudat; copias suas exponit; legiones habere sese

paratas X; praeterea cognitum compertumque sibi alieno esse animo in Caesarem milites neque eis posse persuaderi, uti eum

defendant aut sequantur. Statim de reliquis rebus ad senatum refertur: tota Italia delectus habeatur; Faustus Sulla propere in

Mauretaniam mittatur; pecunia uti ex aerario Pompeio detur. Refertur etiam de rege Iuba, ut socius sit atque amicus; Marcellus

vero passurum se in praesentia negat. De Fausto impedit Philippus, tribunus plebis. De reliquis rebus senatusconsulta

perscribuntur. Provinciae privatis decernuntur duae consulares, reliquae praetoriae. Scipioni obvenit Syria, L. Domitio Gallia;

Philippus et Cotta privato consilio praetereuntur, neque eorum sortes deiciuntur. In reliquas provincias praetores mittuntur.

Neque exspectant, quod superioribus annis acciderat, ut de eorum imperio ad popullim feratur paludatique votis nuncupatis

exeant. Consules, quod ante id tempus accidit nunquam, ex urbe proficiscuntur, lictoresque habent in urbe et Capitolio privati

contra omnia vetustatis exempla. Tota Italia delectus habentur, arma imperantur; pecuniae a municipiis exiguntur, e fanis

tolluntur: omnia divina humanaque iura permiscentur.

Versione tradotta

Nei giorni successivi, le sedute del senato si tengono fuori Roma. Pompeo presenta

quelle medesime proposte che aveva fatto conoscere per bocca di Scipione; loda la fermezza e la coerenza del senato; enumera le

sue forze; afferma di avere pronte dieci legioni; inoltre di avere appreso e accertato che i soldati sono ostili a Cesare: non

li si può indurre a difenderlo o, soltanto, a seguirlo. Circa le altre questioni viene proposto al senato quanto segue: si

facciano leve in tutta Italia; Fausto Silla sia mandato in Mauritania come propretore; sia data facoltà a Pompeo di usare il

denaro dell’erario pubblico. Si presentano proposte anche nei riguardi del re Giuba: sia dichiarato alleato e amico.

Marcello nega di potere per il momento sottoscrivere la proposta. Filippo, tribuno della plebe, pone il veto alla mozione

relativa a Fausto. Vengono registrati i decreti del senato riguardanti gli altri punti. A privati vengono assegnate le

province, due consolari, le altre pretorie. A Scipione tocca in sorte la Siria, a L. Domizio la Gallia. Filippo e Cotta vengono

esclusi per manovre di parte e i loro nomi non sono posti nell’urna. In tutte le altre province vengono inviati pretori. E

non attendono – come era accaduto negli anni precedenti – che il loro potere sia ratificato dal popolo, e, con addosso il

paludamento di porpora, dopo avere fatto i sacrifici rituali, escono dalla città. I consoli, cosa non mai accaduta prima, …

si allontanano dalla città e privati cittadini, contrariamente a ogni esempio del passato, tengono littori in città e sul

Campidoglio. In tutta Italia si fanno leve, si obbliga a fornire armi, si esige denaro dai municipi, denaro viene sottratto dai

templi, tutte le leggi divine e umane vengono sovvertite.

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