Proximis diebus habetur extra urbem senatus. Pompeius eadem
illa, quae per Scipionem ostenderat agit; senatus virtutem constantiamque collaudat; copias suas exponit; legiones habere sese
paratas X; praeterea cognitum compertumque sibi alieno esse animo in Caesarem milites neque eis posse persuaderi, uti eum
defendant aut sequantur. Statim de reliquis rebus ad senatum refertur: tota Italia delectus habeatur; Faustus Sulla propere in
Mauretaniam mittatur; pecunia uti ex aerario Pompeio detur. Refertur etiam de rege Iuba, ut socius sit atque amicus; Marcellus
vero passurum se in praesentia negat. De Fausto impedit Philippus, tribunus plebis. De reliquis rebus senatusconsulta
perscribuntur. Provinciae privatis decernuntur duae consulares, reliquae praetoriae. Scipioni obvenit Syria, L. Domitio Gallia;
Philippus et Cotta privato consilio praetereuntur, neque eorum sortes deiciuntur. In reliquas provincias praetores mittuntur.
Neque exspectant, quod superioribus annis acciderat, ut de eorum imperio ad popullim feratur paludatique votis nuncupatis
exeant. Consules, quod ante id tempus accidit nunquam, ex urbe proficiscuntur, lictoresque habent in urbe et Capitolio privati
contra omnia vetustatis exempla. Tota Italia delectus habentur, arma imperantur; pecuniae a municipiis exiguntur, e fanis
tolluntur: omnia divina humanaque iura permiscentur.
Versione tradotta
Nei giorni successivi, le sedute del senato si tengono fuori Roma. Pompeo presenta
quelle medesime proposte che aveva fatto conoscere per bocca di Scipione; loda la fermezza e la coerenza del senato; enumera le
sue forze; afferma di avere pronte dieci legioni; inoltre di avere appreso e accertato che i soldati sono ostili a Cesare: non
li si può indurre a difenderlo o, soltanto, a seguirlo. Circa le altre questioni viene proposto al senato quanto segue: si
facciano leve in tutta Italia; Fausto Silla sia mandato in Mauritania come propretore; sia data facoltà a Pompeo di usare il
denaro dell’erario pubblico. Si presentano proposte anche nei riguardi del re Giuba: sia dichiarato alleato e amico.
Marcello nega di potere per il momento sottoscrivere la proposta. Filippo, tribuno della plebe, pone il veto alla mozione
relativa a Fausto. Vengono registrati i decreti del senato riguardanti gli altri punti. A privati vengono assegnate le
province, due consolari, le altre pretorie. A Scipione tocca in sorte la Siria, a L. Domizio la Gallia. Filippo e Cotta vengono
esclusi per manovre di parte e i loro nomi non sono posti nell’urna. In tutte le altre province vengono inviati pretori. E
non attendono – come era accaduto negli anni precedenti – che il loro potere sia ratificato dal popolo, e, con addosso il
paludamento di porpora, dopo avere fatto i sacrifici rituali, escono dalla città. I consoli, cosa non mai accaduta prima, …
si allontanano dalla città e privati cittadini, contrariamente a ogni esempio del passato, tengono littori in città e sul
Campidoglio. In tutta Italia si fanno leve, si obbliga a fornire armi, si esige denaro dai municipi, denaro viene sottratto dai
templi, tutte le leggi divine e umane vengono sovvertite.
- Letteratura Latina
- De Bello Civili di Giulio Cesare
- Cesare