De Officiis, Libro 1, Par. da 11 a 15 - Studentville

De Officiis, Libro 1, Par. da 11 a 15

Libro 1 Paragrafo 11
Principio generi animantium omni

est a natura tributum ut se vitam corpusque tueatur declinet ea quae nocitura videantur omniaque quae sint ad vivendum

necessaria anquirat et paret ut pastum ut latibula ut alia generis eiusdem. Commune item animantium omnium est coniunctionis

appetitus procreandi causa et cura quaedam eorum quae procreata sint. Sed inter hominem et beluam hoc maxime interest quod haec

tantum quantum sensu movetur ad id solum quod adest quodque praesens est se accommodat paulum admodum sentiens praeteritum aut

futurum. Homo autem quod rationis est particeps per quam consequentia cernit causas rerum videt earumque praegressus et quasi

antecessiones non ignorat similitudines comparat rebusque praesentibus adiungit atque adnectit futuras facile totius vitae

cursum videt ad eamque degendam praeparat res necessarias.

Libro 1 Paragrafo

12
Eademque natura vi rationis hominem conciliat homini et ad orationis et ad vitae societatem ingeneratque inprimis

praecipuum quendam amorem in eos qui procreati sunt impellitque ut hominum coetus et celebrationes et esse et a se obiri velit

ob easque causas studeat parare ea quae suppeditent ad cultum et ad victum nec sibi soli sed coniugi liberis ceterisque quos

caros habeat tuerique debeat quae cura exsuscitat etiam animos et maiores ad rem gerendam

facit

Libro 1 Paragrafo 13
Inprimisque hominis est propria veri inquisitio atque

investigatio. Itaque cum sumus necessariis negotiis curisque vacui tum avemus aliquid videre audire addiscere cognitionemque

rerum aut occultarum aut admirabilium ad beate vivendum necessariam ducimus. Ex quo intellegitur quod verum simplex sincerumque

sit id esse naturae hominis aptissimum. Huic veri videndi cupiditati adiuncta est appetitio quaedam principatus ut nemini

parere animus bene informatus a natura velit nisi praecipienti aut docenti aut utilitatis causa iuste et legitime imperanti; ex

quo magnitudo animi existit humanarumque rerum contemptio

Libro 1 Paragrafo 14
Nec

vero illa parva vis naturae est rationisque quod unum hoc animal sentit quid sit ordo quid sit quod deceat in factis dictisque

qui modus. Itaque eorum ipsorum quae aspectu sentiuntur nullum aliud animal pulchritudinem venustatem convenientiam partium

sentit; quam similitudinem natura ratioque ab oculis ad animum transferens multo etiam magis pulchritudinem constantiam ordinem

in consiliis factisque conservandam putat cavetque ne quid indecore effeminateve faciat tum in omnibus et opinionibus et factis

ne quid libidinose aut faciat aut cogitet. Quibus ex rebus conflatur et efficitur id quod quaerimus honestum quod etiamsi

nobilitatum non sit tamen honestum sit quodque vere dicimus etiamsi a nullo laudetur natura esse

laudabile.

Libro 1 Paragrafo 15
Formam quidem ipsam Marce fili et tamquam faciem

honesti vides “quae si oculis cerneretur mirabiles amores ut ait Plato excitaret sapientiae”. Sed omne quod est honestum id

quattuor partium oritur ex aliqua. Aut enim in perspicientia veri sollertiaque versatur aut in hominum societate tuenda

tribuendoque suum cuique et rerum contractarum fide aut in animi excelsi atque invicti magnitudine ac robore aut in omnium quae

fiunt quaeque dicuntur ordine et modo in quo inest modestia et temperantia. Quae quattuor quamquam inter se colligata atque

implicata sunt tamen ex singulis certa officiorum genera nascuntur velut ex ea parte quae prima discripta est in qua sapientiam

et prudentiam ponimus inest indagatio atque inventio veri eiusque virtutis hoc munus est proprium.

Versione tradotta

Libro 1, Paragrafo

11
Anzitutto, la natura ha dato ad ogni essere vivente l'istinto di conservare se stesso nella vita e nel corpo,

schivando tutto ciò che può recargli danno e cercando ansiosamente tutto ciò che serve a sostentare la vita, come il cibo, il

ricovero, e altre cose dello stesso genere. Comune altresì a tutti gli esseri viventi è il desiderio dell'accoppiamento al

fine di procreare, e una straordinaria cura della loro prole. Ma tra l'uomo e la bestia c'è soprattutto questa gran

differenza, che la bestia, solo in quanto è stimolata dal senso conforma le sue attitudini a ciò che le è presente nello spazio

e nel tempo, poco o nulla ricordando del passato e presentando del futuro; mentre l'uomo, in quanto è partecipe della ragione

(in virtù di questa egli scorge le conseguenze, vede le cause efficienti, non ignora le occasionali, e, oso dire, gli

antecedenti, confronta tra loro i casi simili, e alle cose presenti collega strettamente le future), l'uomo, dico, vede

facilmente tutto il corso della vita e prepara in tempo le cose necessarie a ben condurla.

Libro 1, Paragrafo 12
Oltre a ciò la natura, con la forza della ragione, concilia l'uomo all'uomo in una comunione

di linguaggio e di vita; soprattutto genera in lui un singolare e meraviglioso amore per le proprie creature; spinge la sua

volontà a creare e a godere associazioni e comunità umane, e sollecita le sue energie a procacciarsi tutto ciò che occorre al

sostentamento e al miglioramento della vita, non solo per sé, ma anche per la moglie, per i figli e per tutti gli altri a cui

porta affetto e a cui deve protezione. Ed è appunto questa sollecitudine che rinfranca lo spirito e lo fa più forte e più

pronto all'azione.

Libro 1, Paragrafo 13
Ma soprattutto è propria esclusivamente

dell'uomo l'accurata e laboriosa ricerca del vero. Ecco perché, quando siamo liberi dalle occupazioni e dalle ansie

inevitabili della vita, allora ci prende il desiderio di vedere, di udire, d'imparare, e siamo convinti che il conoscere i

segreti e le meraviglie della natura è la via necessaria per giungere alla felicità. E di qui ben si comprende come nulla sia

più adatto alla natura umana di ciò che è intimamente vero e schiettamente sincero. A questo desiderio di contemplare la

verità, va unita un certo desiderio d'indipendenza spirituale, per cui un animo ben formato per natura non è disposto ad

obbedire ad alcuno, se non a chi lo educhi e lo ammaestri, oppure, nel suo interesse, con giusta e legittima autorità gli dia

degli ordini. Di qui sorge la grandezza d'animo, di qui il disprezzo delle cose umane.

Libro

1, Paragrafo 14
E non è davvero piccolo pregio della natura razionale il fatto che l'uomo, unico fra tutti gli esseri

viventi, senta quale sia il valore dell'ordine, del lecito e della misura nelle azioni e nelle parole. Ecco perché, perfino in

quelle cose che cadono sotto il senso della vista, nessun altro animale sente la bellezza, la grazia, l'armonia; solo la

natura razionale dell'uomo, trasferendo per analogia questo sentimento dagli occhi allo spirito, pensa che a maggior ragione

la bellezza, la costanza e l'ordine si debbano conservare nei pensieri e nelle azioni; e mentre essa si guarda dal commettere

cosa contraria al decoro e alla dignità dell'uomo, bada anche, in ogni pensiero e in ogni azione, che non faccia e non pensi

nulla obbedendo al capriccio. Ora, dall'intrinseca unione di questi quattro elementi è formato quello che andiamo cercando,

cioè ciò che è onesto, il quale, anche se non gode di molta fama tra gli uomini, non cessa pertanto d'essere onesto; e anche

se nessuno lo loda, noi diciamo a ragione che questo, per sua natura, è ben degno di lode.

Libro 1, Paragrafo 15
Eccoti, o Marco, figliuol mio, la forma ideale e, direi quasi, la sembianza pura dell'onesto, "

quella che, se la si scorgesse coi nostri occhi, accenderebbe in noi", come dice Platone, " un meraviglioso amore per la

sapienza". Ma ogni atto onesto scaturisce da una di queste quattro fonti: o consiste nell'accurata e attenta indagine del

vero; o nella conservazione della società umana, dando a ciascuno il suo e rispettando lealmente i patti; o nella grandezza e

saldezza d'uno spirito sublime e invitto; o, infine, nell'ordine e nella misura di tutti i nostri atti e di tutti i nostri

detti; e in ciò consiste appunto la moderazione e la temperanza. E benché queste quattro virtù siano in stretta connessione tra

loro, tuttavia da ciascuna di esse nasce un particolare tipo di dovere, come, per esempio, quella virtù che ho distinta per

prima e in cui poniamo la sapienza e la saggezza, la quale comporta, come suo proprio e speciale compito, la ricerca e la

scoperta della verità.

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