Libro 1 Paragrafo
51
Ac latissime quidem patens hominibus inter ipsos omnibus inter omnes societas haec est. In qua omnium rerum quas ad
communem hominum usum natura genuit est servanda communitas ut quae discripta sunt legibus et iure civili haec ita teneantur ut
sit constitutum e quibus ipsis cetera sic observentur ut in Graecorum proverbio est amicorum esse communia omnia. Omnium autem
communia hominum videntur ea quae sunt generis eius quod ab Ennio positum in una re transferri in permultas potest:
Homo
qui erranti comiter monstrat viam
Quasi lumen de suo lumine accendat facit.
Nihilo minus ipsi lucet cum illi
accenderit.
Una ex re satis praecipit ut quidquid sine detrimento commodari possit id tribuatur vel
ignoto.
Libro 1 Paragrafo 52
Ex quo sunt illa communia: non prohibere aqua profluente
pati ab igne ignem capere si qui velit consilium fidele deliberanti dare quae sunt iis utilia qui accipiunt danti non molesta.
Quare et his utendum est et semper aliquid ad communem utilitatem afferendum. Sed quoniam copiae parvae singulorum sunt eorum
autem qui his egeant infinita est multitudo vulgaris liberalitas referenda est ad illum Ennii finem “nihilominus ipsi lucet” ut
facultas sit qua in nostros simus liberales.
Libro 1 Paragrafo 53
Gradus autem plures
sunt societatis hominum. Ut enim ab illa infinita discedatur proprior est eiusdem gentis nationis linguae qua maxime homines
coniunguntur. Interius etiam est eiusdem esse civitatis; multa enim sunt civibus inter se communia forum fana porticus viae
leges iura iudicia suffragia consuetudines praeterea et familiaritates multisque cum multis res rationesque contractae. Artior
vero colligatio est societatis propinquorum; ab illa enim inmensa societate humani generis in exiguum angustumque
concluditur.
Libro 1 Paragrafo 54
Nam cum sit hoc natura commune animantium ut
habeant libidinem procreandi prima societas in ipso coniugio est proxima in liberis deinde una domus communia omnia; id autem
est principium urbis et quasi seminarium rei publicae. Sequuntur fratrum coniunctiones post consobrinorum sobrinorumque qui cum
una domo iam capi non possint in alias domos tamquam in colonias exeunt. Sequuntur conubia et affinitates ex quibus etiam
plures propinqui; quae propagatio et suboles origo est rerum publicarum. Sanguinis autem coniunctio et benivolentia devincit
homines [et] caritate.
Libro 1 Paragrafo 55
Magnum est enim eadem habere monumenta
maiorum eisdem uti sacris sepulchra habere communia. Sed omnium societatum nulla praestantior est nulla firmior quam cum viri
boni moribus similes sunt familiaritate coniuncti; illud enim honestum quod saepe dicimus etiam si in alio cernimus [tamen] nos
movet atque illi in quo id inesse videtur amicos facit.]
Versione tradotta
Questa, dunque, è la più ampia
forma di società che esista, in quanto comprende e unisce tutti gli uomini con tutti gli altri uomini: in essa, quei beni che
le leggi e il diritto civile assegnano ai privati, siano dai privati tenuti e goduti come appunto dispongono le leggi; ma tutti
quegli altri beni che la natura produce per il comune vantaggio degli uomini siano tenuti e goduti dagli uomini come patrimonio
di tutti e di ciascuno, così come raccomanda il proverbio greco: " Gli amici hanno tutto in comune con gli amici". E comuni a
tutti gli uomini sono evidentemente quei beni che appartengono a quel genere che, indicato da Ennio in un singolo esempio, può
facilmente estendersi a moltissimi altri casi:
" L'uomo che mostra cortesemente la via a un viandante smarrito, fa come se
dal suo lume accendesse un altro lume. La sua fiaccola non gli risplende meno, dopo che ha acceso quella dell'altro".
Con
un solo ed unico esempio il poeta ci insegna che, quanto possiamo concedere senza nostro danno, tutto dobbiamo accordare anche
a uno sconosciuto.
Di qui le massime comuni: non impedir
l'uso di un'acqua corrente; permetti che, chi vuole, accenda il suo fuoco dal tuo fuoco; dà un buon consiglio a chi è in
dubbio; tutte cose che sono utili a chi le riceve, e che, a chi le dà, non sono affatto dannose. A queste massime, dunque,
dobbiamo attenerci e, in più, portare sempre qualche contributo al bene comune. Ma, poiché i mezzi delle singole persone sono
scarsi, e infinito è il numero dei bisognosi, questa liberalità aperta a tutti si restringa entro il limite posto da Ennio: "La
sua fiaccola non gli risplende meno", sì che ci resti la possibilità di essere generosi verso i nostri
cari.
La società umana ha diversi gradi o forme. La società
più ampia, dopo quella che non ha confini e di cui abbiamo già parlato, è quella che consiste nell'identità di nazione e di
linguaggio, che è il vincolo più saldo che unisca gli uomini fra loro. Società più intima ancora è quella di appartenere alla
stessa città: molte cose i cittadini hanno in comune fra loro, come il fòro, i templi, i portici, le strade, le leggi, i
diritti, i tribunali, i suffragi; inoltre, la familiarità e le amicizie, i molteplici e scambievoli rapporti d'interessi e di
affari. Ancora più stretto è il legame che avvince i membri di una stessa famiglia: la società umana, da quella forma
universale e infinita, si restringe così a una cerchia piccola e angusta.
54
In verità, tutti gli esseri viventi tendono per naturale istinto alla procreazione, e perciò la prima forma di
società si attua nell'accoppiamento sessuale; la seconda, nella prole, e quindi nell'unità della casa e nella comunanza di
tutti i beni. Ed è questo il primo principio della città e, direi quasi, il semenzaio dello Stato. Seguono le unioni tra
fratelli e sorelle, poi tra cugini e biscugini, i quali, quando una sola casa non può più contenerli escono a fondar nuove
case, quasi come colonie. Seguono i matrimoni , le affinità , per cui si moltiplicano le parentele; e in questo propagarsi e
pullulare della prole è appunto l'origine degli Stati.
Or
bene, la comunanza del sangue lega gli uomini con la benevolenza e l'amore: è davvero una gran cosa avere le stesse mernorie
degli avi, compiere gli stessi riti sacri, avere in comune i sepolcri. [Ma fra tutte le forme di società, la più nobile e la
più salda è quella che nasce quando uomini virtuosi, affini per carattere, si stringono fra loro di sincera e profonda
amicizia. Perché quell'onestà, di cui parlo spesso, ha un potere tale che, se la scorgiamo anche in altri, allora ci tocca il
cuore, e ci rende amici di colui nel quale crediamo di trovarla
- Letteratura Latina
- De Officiis di Cicerone
- Cicerone