Paragrafo 36
Haec dum inter eos aguntur Domitius navibus Massiliam pervenit atque ab eis receptus urbi
praeficitur; summa ei belli administrandi permittitur. Eius imperio classem quoquo versus dimittunt; onerarias naves quas
ubique possunt deprehendunt atque in portum deducunt parum clavis aut materia atque armamentis instructis ad reliquas armandas
reficiendasque utuntur; frumenti quod inventum est in publicum conferunt; reliquas merces commeatusque ad obsidionem urbis si
accidat reservant. Quibus iniuriis permotus Caesar legiones tres Massiliam adducit; turres vineasque ad oppugnationem urbis
agere naves longas Arelate numero XII facere instituit. Quibus effectis armatisque diebus XXX a qua die materia caesa est
adductisque Massiliam his D. Brutum praeficit C. Trebonium legatum ad oppugnationem Massiliae relinquit.
Paragrafo 37
Dum haec parat atque administrat C. Fabium legatum cum legionibus III quas
Narbone circumque ea loca hiemandi causa disposuerat in Hispaniam praemittit celeriterque saltus Pyrenaeos occupari iubet qui
eo tempore ab L. Afranio legato praesidiis tenebantur. Reliquas legiones quae longius hiemabant subsequi iubet. Fabius ut erat
imperatum adhibita celeritate praesidium ex saltu deiecit magnisque itineribus ad exercitum Afrani contendit.
Paragrafo 38
Adventu L.Vibulli Rufi quem a Pompeio missum in Hispaniam demonstratum est
Afranius et Petreius et Varro legati Pompei quorum unus Hispaniam citeriorem tribus legionibus alter ulteriorem a saltu
Castulonensi ad Anam duabus legionibus tertius ab Ana Vettonum agrum Lusitaniamque pari numero legionum optinebat officia inter
se partiuntur uti Petreius ex Lusitania per Vettones cum omnibus copiis ad Afranium proficiscatur Varro cum eis quas habebat
legionibus omnem ulteriorem Hispaniam tueatur. His rebus constitutis equites auxiliaque toti Lusitaniae a Petreio Celtiberiae
Cantabris barbarisque omnibus qui ad Oceanum pertinent ab Afranio imperantur. Quibus coactis celeriter Petreius per Vettones ad
Afranium pervenit constituuntque communi consilio bellum ad Ilerdam propter ipsius opportunitatem gerere.
Paragrafo 39
Erant ut supra demonstratum est legiones Afranii tres Petreii duae praeterea
scutatae citerioris provinciae et caetratae ulterioris Hispaniae cohortes circiter LXXX equitumque utriusque provinciae
circiter V milia. Caesar legiones in Hispaniam praemiserat VI auxilia peditum V milia equitum III milia quae omnibus
superioribus bellis habuerat et parem ex Gallia numerum quam ipse pacaverat nominatim ex omnibus civitatibus nobilissimo et
fortissimo quoque evocato huc optimi generis hominum ex Aquitanis montanisque qui Galliam provinciam attingunt addiderat.
Audierat Pompeium per Mauretaniam cum legionibus iter in Hispaniam facere confestimque esse venturum. Simul a tribunis militum
centurionibusque mutuas pecunias sumpsit; has exercitui distribuit. Quo facto duas res consecutus est quod pignore animos
centurionum devinxit et largitione militum voluntates redemit.
Paragrafo 40
Fabius
finitimarum civitatum animos litteris nuntiisque temptabat. In Sicori flumine pontes effecerat duos distantes inter se milia
passuum IIII. His pontibus pabulatum mittebat quod ea quae citra flumen fuerant superioribus diebus consumpserat. Hoc idem fere
atque eadem de causa Pompeiani exercitus duces faciebant crebroque inter se equestribus proeliis contendebant. Huc cum
cotidiana consuetudine congressae pabulatoribus praesidio propiore ponte legiones Fabianae duae flumen transissent
impedimentaque et omnis equitatus sequeretur subito vi ventorum et aquae magnitudine pons est interruptus et reliqua multitudo
equitum interclusa. Quo cognito a Petreio et Afranio ex aggere atque cratibus quae flumine ferebantur celeriter suo ponte
Afranius quem oppido castrisque coniunctum habebat legiones IIII equitatumque omnem traiecit duabusque Fabianis occurrit
legionibus. Cuius adventu nuntiato L. Plancus qui legionibus praeerat necessaria re coactus locum capit superiorem diversamque
aciem in duas partes constituit ne ab equitatu circumveniri posset. Ita congressus impari numero magnos impetus legionum
equitatusque sustinet. Commisso ab equitibus proelio signa legionum duarum procul ab utrisque conspiciuntur quas C. Fabius
ulteriore ponte subsidio nostris miserat suspicatus fore id quod accidit ut duces adversariorum occasione et beneficio fortunae
ad nostros opprimendos uterentur. Quarum adventu proelium dirimitur ac suas uterque legiones reducit in castra.
Versione tradotta
Paragrafo 36
Durante questi colloqui, Domizio giunge con le
navi a Marsiglia e, accolto dai Marsigliesi, viene messo a capo della città; a lui è affidata la suprema direzione della
guerra. Al suo comando la flotta viene inviata ovunque; si impossessano delle navi onerarie ove possono e le conducono in
porto; usano quelle poche provviste di ferro, legname o altri attrezzi per riparare e armare le altre; raccolgono nei magazzini
dello stato il frumento che viene trovato; mettono in serbo altri tipi di merce e vettovaglie da utilizzare nel caso di un
assedio della città. Cesare, mosso da tali affronti, conduce tre legioni a Marsiglia; ordina la costruzione di torri e vignee
per l’assedio della città, ad Arles fa costruire dodici navi da guerra. Esse vengono costruite e armate dopo trenta giorni da
quando è stato tagliato del legname; e condotte a Marsiglia, Cesare le pone sotto il comando di D. Bruto e lascia il suo
luogotenente C. Trebonio per l’assedio di Marsiglia.
Paragrafo 37
Mentre prepara e
organizza queste cose, manda innanzi in Spagna il luogotenente C. Fabio con tre legioni, che aveva lasciato a svernare a
Narbona e dintorni, e ordina che siano occupati in breve tempo i passi dei Pirenei, che in quel momento erano tenuti con i
presidi il luogotenente (pompeiano) L. Afranio. Ordina alle altre legioni, che svernavano più lontano, di seguire Fabio. Fabio,
come gli era stato ordinato, ha rapidamente scacciato il presidio dai passi pirenei e, a marce forzate, si è diretto contro
l’esercito di Afranio.
Paragrafo 38
All’arrivo di L. Vibullio Rufo, che come si è detto
era stato mandato in Spagna da Pompeo, Afranio, Petreio e Varrone, luogotenenti di Pompeo, dei quali il primo controllava con
tre legioni la Spagna Citeriore, il secondo, con due legioni, quella Ulteriore dal valico di Castulo all’Anas, il terzo, con
un uguale numero di legioni, a partire dall’Anas il territorio dei Vettoni e la Lusitania, si dividono tra loro i compiti:
Petreio, dalla Lusitania attraverso il territorio dei Vettoni, si congiunga, insieme con tutte le truppe, con Afranio, Varrone
con le legioni in suo possesso difenda tutta la Spagna Ulteriore. Stabilito ciò, Petreio fa richiesta di cavalieri e truppe
ausiliarie a tutta la Lusitania, Afranio alla Celtiberia, ai Cantabri e a tutti i barbari che arrivano all’oceano. Radunate
queste forze, Petreio, passando per il territorio dei Vettoni, raggiunge velocemente Afranio; per comune accordo stabiliscono
di condurre le operazioni di guerra presso Ilerda, a causa della propria posizione strategica.
Paragrafo 39
Come è stato detto in precedenza, le legioni di Afranio erano tre,
quelle di Petreio due; inoltre le coorti provenienti dalla Spagna Citeriore, armate di scudo, e dalla Spagna Ulteriore, armate
di scudo leggero, erano circa trenta e i cavalieri provenienti da entrambe le province erano circa cinquemila. Cesare aveva
inviato in Spagna sei legioni, circa seimila fanti ausiliari, tremila cavalieri, che aveva avuto con sé nelle guerre
precedenti, e un uguale numero provenienti dalla Gallia che egli stesso aveva pacificato, arruolando con chiamate nominali i
più nobili e valorosi di tutte le città; duemila uomini del nobile popolo degli Aquitani e di quello che abita le montagne che
confinano con la Gallia. Aveva sentito dire che Pompeo si dirigeva in Spagna con le legioni passando per la Mauritania e che vi
sarebbe giunto in breve tempo. Subito prese in prestito denaro dai tribuni dei soldati e dai centurioni; lo distribuì
all’esercito. Con tale iniziativa ottenne due risultati: con tale debito vincolò la volontà dei centurioni e con
l’elargizione riconquistò il favore dei soldati.
Paragrafo 40
Fabio, con lettere e
messaggeri, tentava (di guadagnarsi) le simpatie delle popolazioni vicine. Aveva fatto costruire sul fiume Segre due ponti
distanti fra loro quattro miglia. Attraverso questi ponti mandava a fare rifornimenti, poiché nei giorni precedenti era stato
consumato tutte le cose che erano al di qua del fiume. Pressoché la stessa cosa, e per il medesimo motivo, facevano i
comandanti dell’esercito di Pompeo e spesso si scontravano tra loro con attacchi di cavalleria. Un giorno che due legioni di
Fabio, uscite come di consueto per presidiare quelli che andavano in cerca di viveri, avevano attraversato il fiume dal ponte
più vicino, seguite da tutta la cavalleria e dai carri, all’improvviso per la violenza dei venti e la piena del fiume il ponte
fu interrotto e una gran parte della cavalleria fu tagliata fuori. Quando Petreio e Afranio appresero la cosa, poiché terra e
graticci venivano trascinati dalla corrente, subito Afranio, attraverso il suo ponte che congiungeva la città con il suo
accampamento fece passare quattro legioni e tutta la cavalleria muovendo contro le due legioni di Fabio. Alla notizia del suo
arrivo, L. Planco, che comandava le legioni, costretto dalla necessità occupa una zona elevata e schiera i soldati su due
fronti, affinché non possa esser circondato dalla cavalleria. Così pur con forze impari, sostiene l’impetuoso assalto di
legioni e cavalieri. Attaccata battaglia dai cavalieri, si scorgono da lontano da entrambe le parti le insegne delle due
legioni che C. Fabio aveva mandato in aiuto ai nostri dal ponte più lontano, sospettando che sarebbe accaduto ciò che avvenne,
cioè che i comandanti nemici sfruttassero la situazione e l’aiuto della Fortuna per assalire i nostri. Al loro arrivo la
battaglia viene troncata e i due comandanti riportano entrambe le legioni nell’accampamento.
- Letteratura Latina
- De Bello Civili di Giulio Cesare
- Cesare