De Bello Civili, Libro 1 - Paragrafi da 51 a 55 - Studentville

De Bello Civili, Libro 1 - Paragrafi da 51 a 55

Paragrafo 51
Nuntiatur Afranio magnos commeatus qui iter habebant ad Caesarem ad flumen constitisse.

Venerant eo sagittarii ex Rutenis equites ex Gallia cum multis carris magnisque impedimentis ut fert Gallica consuetudo. Erant

praeterea cuiusque generis hominum milia circiter VI cum servis liberisque; sed nullus ordo nullum imperium certum cum suo

quisque consilio uteretur atque omnes sine timore iter facerent usi superiorum temporum atque itinerum licentia. Erant

complures honesti adulescentes senatorum filii et ordinis equestris; erant legationes civitatum; erant legati Caesaris. Hos

omnes flumina continebant. Ad hos opprimendos cum omni equitatu tribusque legionibus Afranius de nocte proficiscitur

imprudentesque ante missis equitibus aggreditur. Celeriter sese tamen Galli equites expediunt proeliumque committunt. Ei dum

pari certamine res geri potuit magnum hostium numerum pauci sustinuere; sed ubi signa legionum appropinquare coeperunt paucis

amissis sese in proximos montes conferunt. Hoc pugnae tempus magnum attulit nostris ad salutem momentum; nacti enim spatium se

in loca superiora receperunt. Desiderati sunt eo die sagittarii circiter CC equites pauci calonum atque impedimentorum non

magnus numerus.

Paragrafo 52
His tamen omnibus annona crevit; quae fere res non solum

inopia praesentis sed etiam futuri temporis timore ingravescere consuevit. Iamque ad denarios L in singulos modios annona

pervenerat et militum vires inopia frumenti deminuerat atque incommoda in dies augebantur; et ita paucis diebus magna erat

facta rerum commutatio ac se fortuna inclinaverat ut nostri magna inopia necessariarum rerum conflictarentur illi omnibus

abundarent rebus superioresque haberentur. Caesar eis civitatibus quae ad eius amicitiam accesserant quod minor erat frumenti

copia pecus imperabat; calones ad longinquiores civitates dimittebat; ipse praesentem inopiam quibus poterat subsidiis

tutabatur.

Paragrafo 53
Haec Afranius Petreiusque et eorum amici pleniora etiam atque

uberiora Romam ad suos perscribebant; multa rumor affingebat ut paene bellum confectum videretur. Quibus litteris nuntiisque

Romam perlatis magni domum concursus ad Afranium magnaeque gratulationes fiebant; multi ex Italia ad Cn. Pompeium

proficiscebantur alii ut principes talem nuntium attulisse alii ne eventum belli exspectasse aut ex omnibus novissimi venisse

viderentur.

Paragrafo 54
Cum in his angustiis res esset atque omnes viae ab Afranianis

militibus equitibusque obsiderentur nec pontes perfici possent imperat militibus Caesar ut naves faciant cuius generis eum

superioribus annis usus Britanniae docuerat. Carinae ac prima statumina ex levi materia fiebant; reliquum corpus navium

viminibus contextum coriis integebatur. Has perfectas carris iunctis devehit noctu milia passuum a castris XXII militesque his

navibus flumen transportat continentemque ripae collem improviso occupat. Hunc celeriter priusquam ab adversariis sentiatur

communit. Huc legionem postea traicit atque ex utraque parte pontem instituit biduo perficit. Ita commeatus et qui frumenti

causa processerant tuto ad se recipit et rem frumentariam expedire incipit.

Paragrafo

55
Eodem die equitum magnam partem flumen traiecit. Qui inopinantes pabulatores et sine ullo dissipatos timore

aggressi magnum numerum iumentorum atque hominum intercipiunt cohortibusque cetratis subsidio missis scienter in duas partes

sese distribuunt alii ut praedae praesidio sint alii ut venientibus resistant atque eos propellant unamque cohortem quae temere

ante ceteras extra aciem procurrerat seclusam ab reliquis circumveniunt atque interficiunt incolumesque cum magna praeda eodem

ponte in castra revertuntur.

Versione tradotta

Paragrafo

51
Viene annunciato ad Afranio che grandi approvvigionamenti, che si dirigevano a Cesare, erano fermi presso il fiume.

Erano giunti lì arcieri dai Ruteni, cavalieri della Gallia con molti carri e grandi bagagli, come l'uso gallico richiede. Vi

erano inoltre circa seimila uomini di ogni categoria sociale con i servi e i figli; ma nessun ordine, nessun comando sicuro vi

era, ciascuno agiva secondo il proprio giudizio e tutti procedevano senza timore, senza disciplina come nei giorni e nelle

tappe precedenti. Vi erano parecchi giovani di nobile famiglia, figli di senatori e di cavalieri, vi erano ambascerie delle

città, vi erano luogotenenti di Cesare. A tutti costoro il fiume precludeva la via. Afranio con tutta la cavalleria e tre

legioni si muove di notte per annientarli e, mandati avanti i cavalieri, li assale all'improvviso. Tuttavia la cavalleria dei

Galli si appronta velocemente e attacca battaglia. Finché il combattimento fu condotto ad armi pari, costoro, pur essendo

pochi, fecero fronte a un gran numero di nemici; ma, quando incominciarono ad avvicinarsi le insegne delle legioni, perduti

pochi soldati, si rifugiano verso i monti vicini. La durata di questa battaglia fu decisiva per la salvezza dei nostri;

infatti; approfittando di questo tempo, si ritirarono sulle alture. In quel giorno si persero circa duecento arcieri, pochi

cavalieri, un numero non grande di addetti al trasporto dei bagagli e salmerie.

Paragrafo

52
Per tutti questi motivi, i prezzi rincararono; (rincaro) che di solito diventa pesante non solo per la carestia

presente, ma anche per il timore del futuro. Già il grano per la carestia era salito a cinquanta denari il moggio e la mancanza

di frumento aveva fiaccato le forze dei soldati e il disagio cresceva di giorno in giorno. E così in pochi giorni si era

verificato un grande cambiamento della situazione e la Sorte era così peggiorata che i nostri lottavano contro la totale

mancanza delle cose necessarie, mentre i nemici abbondavano di tutto e si ritenevano superiori. Cesare, poiché era scarsa l’

abbondanza di frumento, esigeva dalle quelle città, che gli avevano garantito il sostegno, il bestiame; inviava alle città più

lontane addetti al trasporto; ed egli si difendeva dalla carestia presente con i mezzi che poteva.

Paragrafo 53
Afranio, Petreio e i loro amici mandavano a Roma ai loro queste notizie,

anzi le amplificavano ed esageravano; il chiasso accresceva molte cose, sicché la guerra sembrava essere quasi terminata.

Giunte a Roma queste lettere e queste notizie, vi era un grande accorrere alla casa di Afranio e ci si felicitava; molti

partivano dall'Italia e andavano da Cn. Pompeo, alcuni per essere i primi a portare tale notizia, altri per non sembrare di

avere atteso l'esito della guerra ed essere arrivati ultimi fra tutti.

Paragrafo

54
Essendo la situazione così difficile e tutte le vie essendo occupate dai soldati e dai cavalieri di Afranio e non

potendo essere ricostruiti i ponti, Cesare ordina ai soldati di fabbricare navi di quel tipo che aveva appreso negli anni

dell'esperienza. Le chiglie e l'ossatura erano fatte di legno leggero; il rimanente corpo delle navi era intessuto di vinchi

e rivestito di pelli. Quando sono compiute, di notte le fa portare, con dei carri, a circa ventidue miglia dall'accampamento e

con queste navi trasporta i soldati al di là del fiume e occupa di sorpresa il colle vicino alla riva. Lo fortifica in fretta

prima che gli avversari se ne accorgano. Poi trasporta qui la legione e in due giorni, lavorando da entrambi i lati, fa

completare il ponte. E così senza pericolo fa arrivare presso di sé i viveri e coloro che erano usciti in cerca di frumento,

incominciando a rendere più facile l'approvvigionamento.

Paragrafo 55
Nello stesso

giorno fece passare il fiume a una gran parte dei cavalieri. Questi, assaliti i foraggiatori avversari che non se

l'aspettavano e quelli che stavano qua e là sparsi senza alcun timore, prendono un grandissimo numero di giumenti e di uomini

e, quando vengono mandate in aiuto le coorti cetrate di Afranio, abilmente si dividono in due gruppi, gli uni per presidino la

preda, gli altri per fare resistenza a quelli che sopraggiungevano e per respingerli e una coorte che temerariamente davanti a

tutte era avanzata oltre la linea di combattimento, isolata dalle rimanenti, viene circondata e distrutta e (i soldati di

Cesare), incolumi, ritornano con un gran bottino nell'accampamento attraverso il medesimo ponte.

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