De Bello Civili, Libro 1 - Paragrafi da 86 a 87 - Studentville

De Bello Civili, Libro 1 - Paragrafi da 86 a 87

Paragrafo

86
Id vero militibus fuit pergratum et iucundum ut ex ipsa significatione cognosci potuit ut qui aliquid iusti

incommodi exspectavissent ultro praemium missionis ferrent. Nam cum de loco et tempore eius rei controversia inferretur et voce

et manibus universi ex vallo ubi constiterant significare coeperunt ut statim dimitterentur neque omni interposita fide firmum

esse posse si in aliud tempus differretur. Paucis cum esset in utramque partem verbis disputatum res huc deducitur ut ei qui

habeant domicilium aut possessionem in Hispania statim reliqui ad Varum flumen dimittantur; ne quid eis noceatur neu quis

invitus sacramentum dicere cogatur a Caesare cavetur.

Paragrafo 87
Caesar ex eo tempore

dum ad flumen Varum veniatur se frumentum daturum pollicetur. Addit etiam ut quod quisque eorum in bello amiserit quae sint

penes milites suos eis qui amiserint restituatur; militibus aequa facta aestimatione pecuniam pro his rebus dissolvit.

Quascumque postea controversias inter se milites habuerunt sua sponte ad Caesarem in ius adierunt. Petreius atque Afranius cum

stipendium ab legionibus paene seditione facta flagitarentur cuius illi diem nondum venisse dicerent Caesar ut cognosceret

postulatum est eoque utrique quod statuit contenti fuerunt. Parte circiter tertia exercitus eo biduo dimissa duas legiones suas

antecedere reliquas subsequi iussit ut non longo inter se spatio castra facerent eique negotio Q. Fufium Calenum legatum

praeficit. Hoc eius praescripto ex Hispania ad Varum flumen est iter factum atque ibi reliqua pars exercitus dimissa est.

Versione tradotta

Paragrafo 86
Ai

soldati queste parole di Cesare risultarono graditissime e piacevoli, come si poté anche comprendere dai segni esteriori: essi

si aspettavano qualche giusto castigo, ottenevano invece, senza richiederlo, il premio del congedo. Infatti quando si discusse

del luogo e del tempo del congedo, tutti, e con grida e con gesti delle mani, dal vallo dove si trovavano cominciarono a dare

segno di volere essere subito congedati, poiché se, nonostante le assicurazioni date, il congedo fosse stato rimandato ad altro

tempo, non potevano averne più sicurezza. Dopo una breve discussione da entrambe le parti, si giunge alla conclusione di

congedare subito quelli che avevano domicilio o proprietà in Spagna, gli altri presso il fiume Varo; da parte di Cesare si ha

la garanzia che non venga fatto loro alcun danno e che nessuno sia costretto ad arruolarsi contro voglia.

Paragrafo 87
Cesare promette di fornire frumento da quel momento fino all'arrivo al

fiume Varo. Aggiunge anche che venga restituito ai possessori ciò che è stato perduto in guerra e sia in possesso dei suoi

soldati; fatta una giusta stima dà ai suoi soldati denaro corrispondente al valore di questi oggetti. Tutte le controversie

sorte tra i soldati furono poi rimesse spontaneamente al giudizio di Cesare. Poiché le legioni, quasi con una sorta di rivolta,

richiedevano a Petreio e Afranio la paga militare, ed essi sostenevano che non era ancora giunto il momento, si richiese il

giudizio di Cesare ed entrambe le parti furono soddisfatte della sua decisione. Una terza parte circa dell'esercito fu

congedata in due giorni; Cesare ordinò a due sue legioni di marciare avanti e alle altre di tenere dietro, in modo che i campi

non fossero lontani fra di loro; affida tale incarico al luogotenente Q. Fufio Caleno. La marcia dalla Spagna al fiume Varo

avvenne secondo le sue prescrizioni e qui fu congedato il resto dell'esercito.

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