Cum multae res in philosophia nequaquam satis adhuc explicatae sint tum perdifficilis Brute quod tu minime ignoras et perobscura quaestio est de natura deorum quae et ad cognitionem animi pulcherrima est et ad moderandam religionem necessaria. De qua [cum] tam variae sint doctissimorum hominum tamque discrepantes sententiae magno argumento esse debeat [ea] causa principium philosophiae ad h* scientiam prudenterque Academici a rebus incertis adsensionem cohibuisse. Quid est enim temeritate turpius aut quid tam temerarium tamque indignum sapientis gravitate atque constantia quam aut falsum sentire aut quod non satis explorate perceptum sit et cognitum sine ulla dubitatione defendere?
Versione tradotta
Dato che nel campo della filosofia molti problemi finora in nessun modo sono stati sufficientemente spiegati, assai complessa e oscura, o Bruto, cosa che tu sai molto bene, è la questione relativa alla natura degli dei, la quale non solo è la cosa migliore per la conoscenza dellanimo umano ma è anche necessaria per regolare la vita religiosa. Poiché su questo argomento tanto varie e discordanti sono le opinioni dei più eminenti studiosi, proprio questo motivo dovrebbe costituire una notevole prova del fatto che il fondamento dell'attività speculativa sarebbe la mancanza di cognizioni sicure e (del fatto che) con avvedutezza gli Accademici negano l'assenso a tutti gli argomenti avvolti nell'incertezza. Che cosa cè di più sconveniente, infatti, dell'avventatezza nei giudizi? Oppure cosa cè di più sconsiderato e di più estraneo alla dignità e alla serietà di un sapiente, che avere false opinioni o sostenere senza alcun dubbio ciò che non è stato sufficientemente compreso e conosciuto con sicurezza?
- Letteratura Latina
- De natura deorum di Cicerone
- Cicerone