Marcvs: Quin igitur ad illa spatia nostra sedesque pergimus? Vbi cum satis erit ambulatum requiescemus nec profecto nobis delectatio deerit aliud ex alio quaerentibus.
Atticvs: Nos uero et hac quidem ad irem si placet per ripam et umbram. Sed iam ordire explicare quaeso de iure ciuili quid sentias.
Marcvs: Egone? Summos fuisse in ciuitate nostra uiros qui id interpretari populo et responsitare soliti sint sed eos magna professos in paruis esse uersatos. Quid enim est tantum quantum ius ciuitatis? Quid autem tam exiguum quam est munus hoc eorum qui consuluntur? Quam est [populo] necessarium nec uero eos qui ei muneri praefuerunt uniuersi iuris fuisse expertis existimo sed hoc ciuile quod uocant eatenus exercuerunt quoad populo praestare uoluerunt; id autem in cogniti tenue est in usu necessarium. Quam ob rem quo me uocas aut quid hortaris? ut libellos conficiam de stillicidiorum ac de parietum iure? An ut stipulationum et iudiciorum formulas conponam? Quae et conscripta a multis sunt diligenter et sunt humiliora quam illa quae a nobis exspectari puto.
Versione tradotta
Marco: - Perché allora non ci avviamo alla nostra passeggiata ed a quei sedili? In quel posto ci potremo riposare dopo aver passeggiato abbastanza, e non ci mancherà certo l'occasione di essere soddisfatti affrontando svariate questioni.
Attico: - Noi siamo pienamente d'accordo, ed anzi da questa parte andiamo verso il Liri, se vi sta bene, lungo la riva ed all'ombra. Ma incomincia ora a spiegare, ti prego, il tuo pensiero sul diritto civile.
Marco: - Devo farlo proprio io? Penso che già ci furono nella nostra città grandissimi uomini, che erano soliti spiegarlo al popolo e facevano i consulenti legali; ma essi, pur promettendo grandi cose, si occuparono di argomenti poco importanti. Che c'è infatti di così importante come il diritto pubblico? E che cosa tanto modesto come il compito di quelli che danno consulenze, anche se esso è necessario al pubblico? Io non credo affatto che quanti si segnalarono in tale professione siano stati ignoranti di diritto generale, ma si occuparono di quello, così detto civile, entro i limiti in cui vollero fare cosa utile al popolo. E questo, per quanto concerne la dottrina, è un fatto di poco conto, sebbene necessario nella vita pratica. Perciò a che m'inviti o a che cosa mi esorti? A confezionare libercoli sugli stillicidi di acqua o sui diritti connessi ai muri? O che metta insieme formule di contratti e di sentenze? Tutte cose di cui molti hanno scritto diligentemente e che sono di portata minore rispetto a quelle che penso si debba attendere da noi.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cicerone
- De Legibus