Marcvs: Dasne igitur hoc nobis Pomponi (nam Quinti noui sententiam) deorum immortalium ut ratione potestate mente numine (siue quod est aliud uerbum quo planius significem quod uolo) naturam omnem regi? Nam si hoc oprobas ab eo nobis causa ordienda est potissimum.
Atticvs: Do sane si postulas; etenim propter hunc concentum auium strepitumque fluminum non uereor condiscipulorum ne quis exaudiat.
Marcvs: Atqui cauendum est; solent enim (id quod uirorum bonorum est) admodum irasci nec uero ferent si audierint te primum caput ui optimi prodidisse in quo scripsit nihil curare deum nec sui nec alieni.
Versione tradotta
Marco: - Ci concedi dunque questo, Pomponio - infatti già conosco perfettamente il pensiero di Quinto -, che tutto l'universo è governato dal volere degli dei immortali, dalla ragione, dall'autorità, dall'intelletto, dalla potenza, o con qualunque altro termine con cui significare più chiaramente ciò che intendo? Infatti se tu non lo ammettessi, proprio da ciò dovremmo incominciare la nostra discussione.
Attico: - Te lo concedo, se me lo chiedi; intanto per questo concerto di uccelli ed il fragore dei fiumi non temo che mi senta alcuno dei miei condiscepoli.
Marco: - Ed è necessario essere cauti; infatti essi come tutti i galantuomini, sono soliti dare in escandescenze, e non tollereranno certo se sentiranno dire che proprio tu hai pubblicato il primo capitolo di quell'ottima persona, in cui egli scrisse che il dio di nulla si cura, né delle cose proprie né delle cose altrui.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cicerone
- De Legibus