De Legibus, Libro 1, Paragrafo 23 - Studentville

De Legibus, Libro 1, Paragrafo 23

Est igitur quoniam nihil est ratione melius eaque et in homine et in deo prima homini cum deo rationis societas. Inter quos autem ratio inter eosdem etiam recta ratio [et] communis est: quae cum sit lex lege quoque consociati homines cum dis putandi sumus. Inter quos porro est communio legis inter eos communio iuris est. Quibus autem haec sunt inter eos communia ei ciuitatis eiusdem habendi sunt. Si uero isdem imperiis et potestatibus parent multo iam magis parent [autem] huic caelesti discriptioni mentique diuinae et praepotenti deo ut iam uniuersus hic mundus una ciuitas communis deorum atque hominum existimanda. Et quod in ciuitatibus ratione quadam de qua dicetur idoneo loco agnationibus familiarum distinguuntur status id in rerum natura tanto est magnificentius tantoque praeclarius ut homines deorum agnatione et gente teneantur.

Versione tradotta

Esiste dunque, dal momento dunque che nulla vi è di meglio della ragione ed essa si trova sia nell'uomo sia nella divinità, come primo legame tra l'uomo e dio. E tra quelli fra i quali è comune la ragione, lo è pure la retta ragione; costituendo essa la legge, noi uomini ci dobbiamo ritenere accomunati agli dèi anche dalla legge. Tra coloro i quali vi è comunione di legge, vi è pure comunione di diritto; e quelli che hanno fra di loro questi vincoli comuni, sono da ritenersi partecipi dello stesso Stato; se essi obbediscono ai medesimi poteri ed alle medesime autorità, ancor più essi obbediscono a questa disposizione celeste ed alla mente divina ed a dio onnipotente; sicché senza dubbio questo mondo intero è da considerare come un'unica città comune agli dèi ed agli uomini. Se negli Stati le classi si distinguono secondo un determinato criterio di cui si parlerà a suo luogo, in base ai rapporti di parentela, nell'ambito naturale ciò risulta tanto più straordinario e meraviglioso, in quanto gli uomini sono tenuti insieme dalla parentela e dalla stirpe degli dèi.

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  • De Legibus

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