Ex quo efficitur illud ut is agnoscat deum qui unde ortus sit quasi recordetur cognoscat. Iam uero uirtus eadem in homine ac deo est neque alio ullo in gen praeterea. Est autem uirtus nihil aliud nisi perfecta et ad summum perducta natura: est igitur homini cum deo similitudo. Quod cum ita sit quae tandem esse potest proprior certiorue cognatio? Itaque ad hominum commoditates et usus tantam rerum ubertatem natura largita est ut ea quae gignuntur donata consulto nobis non fortuito nata uideantur nec solum ea quae frugibus atque bacis terrae fetu profunduntur sed etiam pecudes qu perspicuum sit esse ad usum hominum partim ad fructum partim ad uescendum procreatas.
Versione tradotta
Da ciò deriva che conosce il dio colui il quale quasi ricordi e riconosca dove egli nacque. Dunque la virtù è la medesima nell'uomo e nella divinità, ed al di fuori di essi non sussiste in alcun'altra specie. Inoltre la virtù altro non è se non la natura stessa portata al massimo della perfezione; esiste infatti una somiglianza tra l'uomo ed il dio. Così stando le cose, in definitiva quale parentela vi potrebbe essere più stretta e più certa? Di conseguenza la natura elargì per le comodità ed i pratici vantaggi dell'uomo tanta abbondanza di beni, che queste creature sembrano donateci deliberatamente, e non nate per caso, e non citiamo soltanto quelle ricchezze che vengono profuse dalla fecondità della terra con messi e con frutti, ma anche gli animali, essendo evidente che parte di essi sono stati procreati per l'utilità dell'uomo, parte affinchè egli li sfrutti, parte per nutrirlo.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cicerone
- De Legibus