De Legibus, Libro 1, Paragrafo 27 - Studentville

De Legibus, Libro 1, Paragrafo 27

Nam et oculi nimis argute quem ad modum animo affecti simus loquuntur et is qui appellatur uultus qui nullo in animante esse praeter hominem potest indicat mores quoius uim Graeci norunt nomen omnino non habent. Omitto opportunitates habilitatesque reliqui corporis moderationem uocis orationis uim quae conciliatrix est humanae maxime societatis. Neque enim omnia sunt huius disputationis ac temporis et hunc locum satis ut mihi uidetur in iis libris quos legistis expressit Scipio. Nunc quoniam hominem quod principium reliquarum rerum esse uoluit generauit et ornauit deus perspicuum t illud (ne omnia disserantur) ipsam per se naturam longius progredi quae etiam nullo docente profecta ab iis quorum ex prima et inchoata intellegentia genera cognouit confirmat ipsa per se rationem et perficit.

Versione tradotta

Infatti gli occhi assai espressivi rivelano quali siano i sentimenti dell'animo, e quello che si chiama volto, che non può esistere in nessun essere vivente se non nell'uomo, indica il carattere, la cui forza è nota ai Greci, ma essi non hanno un termine preciso. Tralascio le attitudini ed i servizi delle restanti parti del corpo, la modulazione della voce, la forza della parola, che è il principale elemento di unione dell'umana società. Non tutto sarà oggetto di discussione in questo nostro incontro, e tale argomento fu già sufficientemente svolto, come sembra, da Scipione in quei libri che hai letto. Ora, poiché dio generò l'uomo arricchendolo di doti, perché egli volle che fosse il principio di tutto il resto, sia ben chiaro questo, al fine di non trattare tutto dettagliatamente, che la stessa natura progredisce di per sé; essa, anche senza alcun insegnamento, partendo da quei princìpi di cui conobbe le varie specie dalla prima ed iniziale nozione, ne rafforza e perfeziona autonomamente la razionalità.

  • Letteratura Latina
  • Libro 1
  • Cicerone
  • De Legibus

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