Sibi autem indulgentes et corpori deseruientes atque omnia quae sequantur in uita quaeque fugiant uoluptatibus et doloribus ponderantes etiam si uera dicntnihil enim opus est hoc loco litibus in hortulis suis iubeamus dicere atque etiam ab omni societate rei publicae cuius partem nec norunt ullam neque umquam nosse uoluerunt paulisper facessant rogemus. Perturbatricem autem harum omnium rerum Academiam hanc ab Arcesila et Carneade recentem exoremus ut sileat. Nam si inuaserit in haec quae satis scite nobis instructa et composita uidentur nimias edet ruinas. Quam quidem ego placare cupio submouere non audeo. . . . . . .
Versione tradotta
Quanto poi a quelli che sono indulgenti con se stessi e che sono schiavi del proprio corpo, e che tutto ciò, che cerchino o fuggano in questa vita, valutano col metro del piacere e del dolore, anche ammesso che dicano delle verità- infatti non c'è bisogno di polemiche su questo argomento -, lasciamoli predicare nei loro giardinetti ed anche preghiamoli di farsi un poco da parte da ogni sorta di associazione politica, di cui né conoscono un partito né mai vollero conoscerne uno. E preghiamo anche di tacere questa nuova Accademia, fondata da Arcesilao e Carneade, creatrice di confusione in tutti questi argomenti; che se facesse irruzione tra questi temi, che ci pare siano stati da noi preparati ed ordinati abbastanza saggiamente, provocherebbe grandi disatri. Ma io desidero solamente placarla, non oserei spazzarla via...
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cicerone
- De Legibus