Quodsi tanta potestas est stultorum sententiis atque iussis ut eorum suffragiis rerum natura uertatur cur non sanciunt ut quae mala perniciosaque sunt habeantur pro bonis et salutaribus? Aut cum ius ex iniuria lex facere possit bonum eadem facere non possit ex malo? Atqui nos legem bonam a mala nulla alia nisi natura norma diuidere possumus. Nec solum ius et iuria natura diiudicatur sed omnino omnia honesta et turpia. Nam communis intellegentia nobis notas res effcit easque in animis nostris inchoauit honesta in uirtute ponuntur in uitiis turpia.
Versione tradotta
Se tanto grande è il potere delle decisioni e degli ordini degli incompetenti, da sovvertire la natura stessa con i loro voti, perché non sanciscono che vengano ritenute per buone e salutari quelle cose che sono cattive e dannose? O perché, mentre la legge può trasformare in diritto l'ingiustizia, non potrebbe essa stessa trasformare il male in bene? Purtroppo noi non possiamo distinguere la legge buona dalla cattiva secondo nessuna altra norma se non quella di natura; e la natura non discrimina soltanto ciò che è giusto dall'ingiusto, ma in generale tutto quanto è onesto e disonesto. Dal momento infatti che la comune intelligenza umana ci ha fatto conoscere le cose e le ha abbozzate nel nostro animo, si annoverino tra le virtù le azioni oneste e tra i vizi le disoneste.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cicerone
- De Legibus