Atticvs: At ego huc declinabam nec inuitus.
Qvintvs: Licebit alias. Nunc id agamus quod coepimus quom praesertim ad id nihil pertineat haec de summo malo bonoque dissensio.
Marcvs: Prudentissime Quinte dicis. Nam quae a me adhuc dicta sunt . . .
Qvintvs: . . . nec Lycurgi leges neque Solonis neque Charondae neque Zaleuci nec nostras duodecim tabulas nec plebiscita desidero sed te existimo cum populis tum etiam singulis hodierno sermone leges uiuendi et disciplinam daturum.
Versione tradotta
Attico: - Ma io invece ero propenso a questo, e molto volentieri.
Quinto: - Ne avrai la possibilità in un'altra occasione; ora continuiamo ciò che abbiamo incominciato, tanto più che non ha nessun rapporto questa polemica sul sommo bene e sul sommo male.
Marco: - Parli con grandissima saggezza, Quinto; infatti tutto ciò che finora è stato detto da me...
Quinto: - non voglio sentir parlare né delle leggi di Licurgo, né di quelle di Solone e di Zaleuco e di Caronda, né delle nostre XII tavole né dei decreti popolari, ma penso che nella conversazione di oggi hai intenzione di dare leggi e un norma di vita sia ai popoli, sia ai singoli individui.
- De Legibus
- Libro 1
- Cicerone
- De Legibus