De Legibus, Libro 1, Paragrafo 6 - Studentville

De Legibus, Libro 1, Paragrafo 6

Quam ob rem adgredere quaesumus et sume ad hanc rem tempus quae est a nostris hominibus adhuc aut ignorata aut relicta. Nam post annalis pontificum maximorum quibus nihil potest esse iucundius si aut ad Fabium aut ad eum qui tibi semper in ore est Catonem aut ad Pisonem aut ad Fannium aut ad Vennonium uenias quamquam ex his alius alio plus habet uirium tamen quid tam exile quam isti omnes? Fannii autem aetati coniunctus pater paulo inflauit uehementius habuitque uires agrestis ille quidem atque horridas sine nitore ac palaestra sed tamen admonere reliquos potuit ut adcuratius scriberent. Ecce autem successere huic elli Clodius Asellio nihil ad Coelium sed potius ad antiquorum languorem et inscitiam.

Versione tradotta

Perciò, ti preghiamo, incomincia una buona volta e dedica parte del tuo tempo ad un campo che dai nostri conterranei rimane fino ad oggi o ignorato o trascurato. Infatti se iniziamo dagli annali dei pontefici massimi, dei quali nulla si potrebbe citare di più arido, veniamo a Fabio o a quel Catone, che hai sempre sulla bocca, o a Pisone, o a Fannio o a Vennonio, pur avendo costoro l'uno più vigore dell'altro, tuttavia cosa troveremmo di così modesto, come l'opera di tutti questi? Vicino poi all'epoca di Fannio, Antipatro vi mise un po' più di forza ed ebbe in verità una vitalità rozza ed aspra, pur in mancanza di quella chiarezza che deriva dall'esercizio; ciò tuttavia potè servire da incoraggiamento agli altri, perché scrivessero con più cura. Ecco poi tenergli dietro quei gradevoli scrittori come un Clodio o un Asellione, neppure paragonabili a Celio, ma piuttosto alla incertezza ed alla rozzezza, degli antichi.

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