De Legibus, Libro 1, Paragrafo 7 - Studentville

De Legibus, Libro 1, Paragrafo 7

Nam quid Macrum numerem? Cuius loquacitas habet aliquid argutiarum nec id tamen ex illa erudita Graecorum copia sed ex librariolis Latinis: in orationibus autem multa sptatio m impt Sisenna eius amicus omnis adhuc nostros scriptores—nisi qui forte nondum ediderunt de quibus existimare non possumus—facile superauit. Is tamen neque orator in numero uestro umquam est habitus et in historia puerile quiddam consectatur ut unum Clitarchum neque praeterea quemquam de Graecis legisse uideatur eum tamen uelle dumtaxat imitari: quem si adsequi posset aliquantum ab optumo tamen abesset. Quare tuum est munus hoc a te exspectatur; nisi quid Quinto uidetur secus.

Versione tradotta

A che scopo infatti dovrei citare, per esempio, Macro? La sua loquacità presenta qualche spunto di arguzia, non già derivante dalla colta facondia dei Greci, ma dai copisti latini, e nei pezzi oratori vi sono certamente molte qualità che fanno parte della lingua latina. Il suo amico Sisenna ha superato facilmente tutti i nostri scrittori almeno fino al giorno d'oggi, salvo forse quelli che non hanno ancora pubblicato nulla e dei quali non possiamo dare un giudizio. Ma costui mai è stato ricordato da voi nella vostra famiglia come oratore, e nella storia egli si compiace di banalità tali da sembrare che egli abbia letto soltanto Clitarco e, al di fuori di lui, nessuno dei Greci, e tuttavia pare voglia imitare esclusivamente quello; e se pur potesse raggiungerlo, credo, rimarrebbe sicuramente alquanto distante dalla sua perfezione. Per questo un tale compito spetta a te, lo si attende da te, a meno che Quinto non la pensi diversamente.

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