Eneide, Libro 1, traduzione vv. 612-656 - Studentville

Eneide, Libro 1, traduzione vv. 612-656

Obstipuit primo aspectu Sidonia Dido,

casu deinde viri tanto, et sic ore locuta est:
‘quis te, nate dea, per tanta pericula

casus
insequitur? quae vis immanibus applicat oris?
tune ille Aeneas quem Dardanio Anchisae
alma Venus Phrygii genuit

Simoentis ad undam?
atque equidem Teucrum memini Sidona venire
finibus expulsum patriis, nova regna petentem
auxilio

Beli; genitor tum Belus opimam
vastabat Cyprum et victor dicione tenebat.
tempore iam ex illo casus mihi

cognitus urbis
Troianae nomenque tuum regesque Pelasgi.
ipse hostis Teucros insigni laude ferebat
seque ortum antiqua

Teucrorum a stirpe volebat.
quare agite, o tectis, iuvenes, succedite nostris.
me quoque per multos similis fortuna

labores
iactatam hac demum volvit consistere terra;
non ignara mali miseris succurrere disco.’
sic memorat; simul

Aenean in regia ducit
tecta, simul divum templis indicit honorem.
nec minus interea sociis ad litora mittit
viginti

tauros, magnorum horrentia centum
terga suum, pinguis centum cum matribus agnos,
munera laetitiamque dii.
at domus

interior regali splendida luxu
instruitur, mediisque parant convivia tectis:
arte laboratae vestes

ostroque superbo,
ingens argentum mensis, caelataque in auro
fortia facta patrum, series longissima rerum
per tot

ducta viros antiqua ab origine gentis.
Aeneas neque enim patrius consistere mentem
passus amor rapidum ad navis

praemittit Achaten,
Ascanio ferat haec ipsumque ad moenia ducat;
omnis in Ascanio cari stat cura

parentis.
munera praeterea Iliacis erepta ruinis
ferre iubet, pallam signis auroque rigentem
et circumtextum croceo

velamen acantho,
ornatus Argivae Helenae, quos illa Mycenis,
Pergama cum peteret inconcessosque

hymenaeos,
extulerat, matris Ledae mirabile donum;
praeterea sceptrum, Ilione quod gesserat olim,
maxima natarum

Priami, colloque monile
bacatum, et duplicem gemmis auroque coronam.
haec celerans iter ad navis tendebat Achates.

Versione tradotta

Didone sidonia prima si stupì per l’aspetto,
poi per la sorte tanto grande dell’eroe, e così

parlò:
“Quale sorte, figlio di dea, ti perseguita attraverso
sì grandi pericoli? che forza ti approda a spiagge feroci?

Non sei tu quell’Enea che la madre Venere generò
al dardanio Anchise presso l’onda del frigio Simoenta?
E davvero

ricordo che Teucro venne a Sidone
cacciato dalle patrie terre, cercando nuovi regni
con l'aiuto di Belo; allora il

padre Belo occupava
la ricca Cipro e vincitore la teneva in potere.
Già da quel tempo mi era nota la sorte della

città
troiana ed il tuo nome ed i re Pelasgi.
Lo stesso nemico innalzava i Teucri con grande lode
e si voleva nato

dall’antica stirpe dei Teucri.
Perciò suvvia, o giovani, entrate nelle nostre case.
Una situazione simile volle che io

pure sbattuta tra tanti
affanni mi fermarsi infine in questa terra;
non ignara del male imparo a soccorrere i

miseri”.
Così ricorda; insieme guida Enea nelle regali
case, insieme indice lodi nei templi degli dei.
Intanto invia

non di meno venti tori ai compagni
sui lidi, cento irsute schiene di porci,
cento grassi agnelli con le madri,
regali

e gioia del giorno.
Ma il palazzo interno splendido è parato
di lusso regale, preparano banchetti in mezzo alle

case:
Vesti ricamate con arte e splendida porpora,
ingente argento su mense, e le forti imprese dei padri
cesellate su

oro, lunghissima serie di azioni fatta
da tanti eroi dall’antico inizio della stirpe. Enea, né infatti l’amore

paterno
permise che la mente
riposasse, manda alle navi il veloce Acate,
riferisca queste cose ad Ascanio e lo guidi

alle mura;
ogni cura del caro padre sta in Ascanio.
Ordina inoltre di portare doni strappati alle rovine
iliache, un

manto rigido per oro e ricami
ed un velo intessuto di croceo acanto,
ornamenti dell’argiva Elena, che ella aveva

portato
da Micene dirigendosi a Pergamo ed alle nozze
proibite, dono mirabile della madre Leda;
inoltre uno scettro,

che Ilione la maggiore delle figlie di Priamo, aveva
portato un tempo, ed un monile per collo
gemmato, ed una doppia

corona di gemme ed oro.
Così affrettando il cammino, Acate andava alle navi.

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