De Rerum Natura, Libro 1, vv. 62-83 - Studentville

De Rerum Natura, Libro 1, vv. 62-83

Versione Tradotta dei Verso 62-83 del De Rerum Natura di Lucrezio

Humana ante oculos foede cum vita iaceret
in terris oppressa gravi sub religione,
quae caput a caeli

regionibus ostendebat
horribili super aspectu mortalibus instans,
primum Graius homo mortalis

tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra;
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti
murmure

compressit caelum, sed eo magis acrem
inritat animi virtutem, effringere ut arta
naturae primus

portarum claustra cupiret.
ergo vivida vis animi pervicit et extra
processit longe flammantia moenia mundi
atque omne

immensum peragravit mente animoque,
unde refert nobis victor quid possit oriri,
quid nequeat,

finita potestas denique cuique
qua nam sit ratione atque alte terminus haerens.
quare religio pedibus subiecta

vicissim
opteritur, nos exaequat victoria caelo.
Illud in his rebus vereor, ne forte rearis

impia te rationis inire elementa viamque
indugredi sceleris. quod contra saepius illa
religio peperit scelerosa atque

impia facta.

Versione tradotta

Mentre la vita umana

giaceva sulla terra alla vista di tutti
turpemente schiacciata dall’opprimente religione,
che mostrava il suo capo

dalle regioni celesti,
con orribile aspetto incombendo dall’alto sui mortali.
Un uomo greco per la

prima volta osò levare contro di lei
gli occhi mortali, e per primo resistere contro di lei.
Né le favole intorno agli

dèi, né i fulmini, né il cielo
col minaccioso rimbombo lo trattennero: anzi più gli accesero
il fiero valore

dell’animo, sì che per primo volle
infrangere gli stretti serrami delle porte della

natura.
E dunque prevalse il vivido vigore dell’animo,
ed egli si inoltrò lontano, oltre le fiammeggianti mura del

mondo,
e il tutto immenso percorse con la mente e col cuore.
Da cui vittorioso riporta a noi quel che possa nascere,

quel che non possa, infine per quale modo ogni cosa
abbia un potere finito e un termine, profondamente

confitto.
Quindi la religione è a sua volta sottomessa e calpestata,
mentre la vittoria ci uguaglia al cielo.
Questo,

a tale proposito, io temo: che per caso tu creda
d’essere iniziato ai fondamenti d’una dottrina empia e

d’entrare
nella via della scelleratezza. Poiché invece ,assai spesso, proprio la religione cagionò azioni scellerate ed

empie.

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