Iamque dies caelo concesserat almaque curru 10.215
noctivago Phoebe medium pulsabat Olympum:
Aeneas ( neque enim membris dat cura quietem )
ipse sedens clavumque regit
velisque ministrat.
atque illi medio in spatio chorus, ecce, suarum
occurrit comitum: nymphae, quas alma Cybebe 10.220
numen habere maris nymphasque e navibus esse
iusserat, innabant pariter fluctusque secabant,
quot prius aeratae
steterant ad litora prorae.
agnoscunt longe regem lustrantque choreis;
quarum quae fandi doctissima Cymodocea 225
pone sequens dextra puppim tenet ipsaque dorso
eminet ac laeva tacitis subremigat undis.
tum sic ignarum
adloquitur: ‘vigilasne, deum gens,
Aenea? vigila et velis immitte rudentis.
nos sumus, Idaeae sacro de vertice
pinus, 230
nunc pelagi nymphae, classis tua. perfidus ut nos
praecipitis ferro Rutulus flammaque premebat,
rupimus
invitae tua vincula teque per aequor
quaerimus. hanc genetrix faciem miserata refecit
et dedit esse deas aevumque
agitare sub undis. 235
at puer Ascanius muro fossisque tenetur
tela inter media atque horrentis Marte Latinos.
iam
loca iussa tenent forti permixtus Etrusco
Arcas eques; medias illis opponere turmas,
ne castris iungant, certa est
sententia Turno. 10.240
surge age et Aurora socios veniente vocari
primus in arma iube, et clipeum cape quem dedit ipse
invictum ignipotens atque oras ambiit auro.
crastina lux, mea si non inrita dicta putaris,
ingentis Rutulae
spectabit caedis acervos.’ 245
dixerat et dextra discedens impulit altam
haud ignara modi puppim: fugit illa per
undas
ocior et iaculo et ventos aequante sagitta.
inde aliae celerant cursus. stupet inscius ipse
Tros Anchisiades,
animos tamen omine tollit. 250
tum breviter supera aspectans convexa precatur:
‘alma parens Idaea deum, cui Dindyma
cordi
turrigeraeque urbes biiugique ad frena leones,
tu mihi nunc pugnae princeps, tu rite propinques
augurium
Phrygibusque adsis pede, diva, secundo.’ 255
tantum effatus, et interea revoluta ruebat
matura iam luce dies
noctemque fugarat;
principio sociis edicit signa sequantur
atque animos aptent armis pugnaeque parent se.
Versione tradotta
Omai il
giorno era uscito dal cielo e la divina Febe 215
sul carro vagante di notte batteva nel mezzo dellOlimpo:
Enea ( la
preoccupazione non dà riposso alle membra)
lui stesso sedendo regge il timone e con le vele guida.
Ed in mezzo al corso,
ecco, gli corre incontro il coro delle sue
compagne: le ninfe, che la divina Cibele aveva ordinato 220
avessero la
divinità e da navi fossero ninfe,
nuotavano insieme e solcavano i flutti,
quante prima erano state prore dorate sui
lidi.
Riconoscon da lontano il re e l'onorano con danze;
Cimodocea quella tra loro più dotata a parlare 225
seguendolo da dietro con la destra tiene la poppa e lei
emerge col dorso e con la sinistra rema sotto le tacite
onde.
Così si rivolge all'ignaro: " Vegli forse, stirpe di dei,
Enea? Veglia ed allenta le funi alle vele.
Siamo
noi, i pini dell'Ida dalla sacra cima,
ora ninfe del mare, tua flotta. Come il perfido Rutulo
ci incalzava alla
rovina con ferro e fiamma,
a malincuore rompemmo le tue catene e cerchiamo te
per il mare. Compassionevole la madre ci
rifece questo aspetto
e diede di essere dee e passare la vita sotto le onde. 235
Ma il ragazzo Ascanio è tenuto da muro e
fossati
in mezzo alle frecce ed i Latini spaventosi per Marte.
Ormai la cavalleria Arcade unita al forte Etrusco
occupano
i luoghi assegnati; opporre loro schiere in mezzo,
che non s'uniscano al campo, è il sicuro progetto di
Turno. 240
Orsù alzati e per primo ordina al venir dell'Aurora che si chiamino
i compagni alle armi e prendi lo scudo
invincibile che offrì
il potente col fuoco e ne circondò d'oro gli orli.
La luce di domani, se non crederai vane le
mie parole,
vedrà giganteschi cumuli di strage rutula." 245
Aveva detto e partendo con la destra spinse
l'alta
poppa, non ignara del modo: ella fugge tra le onde
più veloce e d'un dardo e d'una freccia che pareggia i
venti.
Le altre dopo affrettan la corsa. Lo stesso Troiano
Anchisiade ignaro stupisce, tuttavia con l'augurio alza i
cuori. 250
Poi brevemente guardando alle profondità superiori prega:
"Divina Idea madre degli dei, sui (stanno) a cuore
Dindimo,
le città turrite ed i leoni appaiati alle briglie,
tu ora per me guida della battaglia, tu affretta bene
l'augurio ed assisti i Frigi, divina, con piede propizio." 255
Soltanto si esprese, ed intanto il giorno ritornato
irrompeva
già con luce piena ed aveva allontanato la notte;
ordina anzitutto ai compagni che seguano i
segnali
adeguino gli animi alle armi e si preparino allo scontro.
- Letteratura Latina
- Libro 10
- Virgilio