Nec Turnum segnis retinet mora, sed rapit acer
totam aciem in
Teucros et contra in litore sistit.
signa canunt. primus turmas invasit agrestis 310
Aeneas, omen pugnae, stravitque
Latinos
occiso Therone, virum qui maximus ultro
Aenean petit. huic gladio perque aerea suta,
per tunicam squalentem
auro latus haurit apertum.
inde Lichan ferit exsectum iam matre perempta 315
et tibi, Phoebe, sacrum: casus evadere
ferri
quo licuit parvo? nec longe Cissea durum
immanemque Gyan sternentis agmina clava
deiecit leto; nihil illos
Herculis arma
nec validae iuvere manus genitorque Melampus, 320
Alcidae comes usque gravis dum terra labores
praebuit. ecce Pharo, voces dum iactat inertis,
intorquens iaculum clamanti sistit in ore.
tu quoque, flaventem
prima lanugine malas
dum sequeris Clytium infelix, nova gaudia, Cydon, 325
Dardania stratus dextra, securus amorum
qui iuvenum tibi semper erant, miserande iaceres,
ni fratrum stipata cohors foret obvia, Phorci
progenies, septem
numero, septenaque tela
coniciunt; partim galea clipeoque resultant 10.330
inrita, deflexit partim stringentia corpus
alma Venus. fidum Aeneas adfatur Achaten:
‘suggere tela mihi, non ullum dextera frustra
torserit in Rutulos,
steterunt quae in corpore Graium
Iliacis campis.’ tum magnam corripit hastam 335
et iacit: illa volans clipei
transverberat aera
Maeonis et thoraca simul cum pectore rumpit.
huic frater subit Alcanor fratremque ruentem
sustentat dextra: traiecto missa lacerto
protinus hasta fugit servatque cruenta tenorem, 10.340
dexteraque ex umero
nervis moribunda pependit.
tum Numitor iaculo fratris de corpore rapto
Aenean petiit: sed non et figere contra
est
licitum, magnique femur perstrinxit Achatae.
Hic Curibus fidens primaevo corpore Clausus 345
advenit et rigida Dryopem
ferit eminus hasta
sub mentum graviter pressa, pariterque loquentis
vocem animamque rapit traiecto gutture; at ille
fronte ferit terram et crassum vomit ore cruorem.
tris quoque Threicios Boreae de gente suprema 350
et tris quos
Idas pater et patria Ismara mittit,
per varios sternit casus. accurrit Halaesus
Auruncaeque manus, subit et Neptunia
proles,
insignis Messapus equis. expellere tendunt
nunc hi, nunc illi: certatur limine in ipso 355
Ausoniae. magno
discordes aethere venti
proelia ceu tollunt animis et viribus aequis;
non ipsi inter se, non nubila, non mare cedit;
anceps pugna diu, stant obnixa omnia contra: 359
haud aliter Troianae acies aciesque Latinae pol+chias
concurrunt,
haeret pede pes densusque viro vir. Polipt. 2
Versione tradotta
Né un pigro indugio trattiene Turno, ardente trascina
tutto l'esercito contro i Teucri e si
ferma sul lido.
Risuonano i segnali. Per primo Enea assaltò le truppe 310
agresti, augurio di scontro, travolse i
Latino,
ucciso Terone, un uomo che certamente grandissimo
assale Enea. A costui con la spada attraverso le maglie di
bronzo,
attraverso la tunica intessuta d'oro tocca il fianco aperto.
Poi ferisce Lica, staccato dalla madre già morta,
315
ed a te, Febe, sacro: perché a lui piccolo fu possibile
evitare i rischi del ferro? E non lontano il duro
Cissea
ed il gigantesco Gia che atterravano schiere con la clava,
li spinse a morte; a nulla loro giovarono le armi di
Ercole
ne le potenti mani ed il padre Melampo, 320
compagno di Alcide, fin che la terra gli offrì le gravi
fatiche.
Ecco a Faro, mentre vanta inutili frasi,
tirando una lancia gliela conficca in bocca mentre grida.
Tu pure infelice
Cidone mentre segui Clizio, nuovi amori,
che biondeggia le guance della prima lanugine, 325
atterrato dalla destra
dardania, sicuro degli amori di giovani
che sempre avevi, miserando giaceresti,
se la serrata coorte dei fratelli non si
presentasse davanti, i figli
di Forco, dette di numero, lanciano sette lance per volta;
in parte rimbalzano inutili per
l'elmo e lo scudo 330
in parte la divina Venere li deviò sfiorano
il corpo. Enea si rivolge al fido Acate:
"Passami
le armi, la destra non ne scagli nessuno invano
contro i Rutuli, di quelli che stettero nel corpo dei Grai
sui campi
iliaci." Poi prende una grande asta 335
e la lancia: quella volando trapassa i bronzi dell'elmo
Meone e rompe la
corazza insieme col petto.
Soccorre costui il fratello Alcanore e con la destra sostiene
il fratello che cade:
trapassato il braccio, un'asta lanciata
subito fugge ed insanguinata conserva la corsa, 340
e la destra dalla spalla
coi nervi moribonda pendette.
Allora Numitore tratta la lancia dal corpo del fratello
si diresse du Enea: ma non fu
possibile conficcarla
contro, e sfiorò una coscia del grande Acate.
Qui Clauso di Curi confidando nel corpo giovanile
345
giunge e da lontano con la rigida asta piantata pesantemente
sotto il mento ferisce Driopeed insieme, trapassata la
gola,
rapisce la voce e la vita di lui che parlava; ma quello
con la fronte sbatte in terra e dalla bocca vomita sangue
denso.
Pure tre Traci dal lontano popolo di Borea 350
e tre che il padre Ida e la patria Ismara invia,
li abbatte per
varie vicende. Accorre Aleso
e la schiera aurunca, giunge anche prole nettunia,
Messapo famoso per cavalli. Ora questi,
ora quelli tentano
di respingere: si combatte sulla soglia stessa 335
dell'Ausonia. Come venti discordi nel grande
etere
alzano scontri con ire e forze eguali;
non essi tra loro, non le nubi, non il mare cede;
a lungo incerta la
lotta, tutti stanno ben saldi contro:
non diversamente le truppe troiane e le truppe latine
si scontrano, piede
s'attacca a piede, uomo ad uomo.