tum dea nube cava tenuem sine viribus umbram 10.636
in faciem Aeneae visu mirabile monstrum
Dardaniis ornat telis, clipeumque iubasque
divini adsimulat capitis, dat
inania verba,
dat sine mente sonum gressusque effingit euntis, 10.640
morte obita qualis fama est volitare figuras
aut quae sopitos deludunt somnia sensus.
at primas laeta ante acies exsultat imago
inritatque virum telis et voce
lacessit.
instat cui Turnus stridentemque eminus hastam 645
conicit; illa dato vertit vestigia tergo.
tum vero
Aenean aversum ut cedere Turnus
credidit atque animo spem turbidus hausit inanem:
‘quo fugis, Aenea? thalamos ne
desere pactos;
hac dabitur dextra tellus quaesita per undas.’ 650
talia vociferans sequitur strictumque coruscat
mucronem, nec ferre videt sua gaudia ventos.
Forte ratis celsi coniuncta crepidine saxi
expositis stabat scalis et
ponte parato,
qua rex Clusinis advectus Osinius oris. 655
huc sese trepida Aeneae fugientis imago
conicit in
latebras, nec Turnus segnior instat
exsuperatque moras et pontis transilit altos.
vix proram attigerat, rumpit Saturnia
funem
avulsamque rapit revoluta per aequora navem. 10.660
tum levis haud ultra latebras iam quaerit imago,
sed
sublime volans nubi se immiscuit atrae,
illum autem Aeneas absentem in proelia poscit;
obvia multa virum demittit
corpora morti,
cum Turnum medio interea fert aequore turbo. 665
respicit ignarus rerum ingratusque salutis
et
duplicis cum voce manus ad sidera tendit:
‘omnipotens genitor, tanton me crimine dignum
duxisti et talis voluisti
expendere poenas?
quo feror? unde abii? quae me fuga quemve reducit? 670
Laurentisne iterum muros aut castra videbo?
quid manus illa virum, qui me meaque arma secuti?
quosque (nefas) omnis infanda in morte reliqui
et nunc palantis
video, gemitumque cadentum
accipio? quid ago? aut quae iam satis ima dehiscat 675
terra mihi? vos o potius miserescite,
venti;
in rupes, in saxa (volens vos Turnus adoro )
ferte ratem saevisque vadis immittite syrtis,
quo nec me Rutuli
nec conscia fama sequatur.’
haec memorans animo nunc huc, nunc fluctuat illuc, 680
an sese mucrone ob tantum dedecus
amens
induat et crudum per costas exigat ensem,
fluctibus an iaciat mediis et litora nando
curva petat Teucrumque
iterum se reddat in arma.
ter conatus utramque viam, ter maxima Iuno 685
continuit iuvenemque animi miserata repressit.
labitur alta secans fluctuque aestuque secundo
et patris antiquam Dauni defertur ad urbem.
Versione tradotta
Allora la dea con una nube cava crea un'ombra sottile
senza forze
dall'aspetto di Enea, mirabile prodigio a vedersi,
con armi dardanie, dimula lo scudo ed i pennacchi
del capo divino,
dà parole vuote,
dà una voce senza cuore e finge passi che vanno, 640
quale è fama che, giunta la morte, le forme
volteggino
o i sogni che ingannano i sensi assopiti.
Ma il fantasma lieto esulta davanti alle prime file
incita
l'eroe con le armi e lo provoca con la voce.
Turno lo incalza e lancia da lontano l'asta 645
stridente; quello,
date le spalle, cambia percorso.
Allora Turno credette che Enea voltatosi si ritirasse
e spavaldo in cuore bevve una vana
speranza:
"Dove fuggi, Enea? Non lasciare i talami pattuiti;
con questa destra sarà data la terra cercata per mare." 650
Così gridando insegue e vibra la punta sguainata,
non vede che i venti portano le sue gioie.
Per caso una nave stava
unita alla base di un'alta roccia,
le scale pronte ed il ponte preparato,
il re Osinio da Chiusi era stato portato da
quella. 655
Qui il trepido fantasma di Enea che fuggiva
si getta in nascondigli, né Turno più lento
incalza
oltrepassagli ostacoli e salta sugli alti ponti.
Aveva quasi toccato la prua, la Sturnia rompe la fune
ed
afferra la nave salpata nelle acque già percorse. 660
Allora leggero il fantasma non cerca più nascondigli,
ma volando in
alto si nascose in nera nube,
Eneaperò cerca lui assente per il duello;
spedisce molti corpi incontrati di eroi alla
morte,
mentre intanto una tempesta porta Turno in mezzo al mare. 665
Guarda ignarodella realtà ed ingrato della
salvezza
tende ambedue le mani alle stelle con la frase:
"Onnipotente genitore, mi ritenesti degno di così grave
delitto e velesti che pagassi simili pene?
Dove son portato? Donde scappai? Quale fuga o inche stato mi 670
riporta?
Vedrò di nuovo le mura ed i campi di Laurento?
E che?quella schiera d'eroi, hanseguito me e le mie armi?
Tutti quelli
che (orribile!) lasciai in vergognoasa morte
ed ora vedo allo sbaraglio, e sento il gemito
dei morenti? Che faccio?o
quale profondità della terra mi 675
inghiottirebbe a sufficienza? Voi, oh, venti piuttosto abbiate di me;
contro rupi,
contro rocce ( io Turno volente vi adoro)
portate la nave e gettatela nelle crudeli secche della sirte,
dove né i Rutuli
né la fama cosciente mi segua."
Dicendo questo con la mente vacilla ora qua ora là, 680
fuor di sè se colpirsi per così
gran disonore
con la punta e spinger tra le costole la spada crudele,
o buttarsi in mezzo ai flutti enuotando dirigersi
ai curvi
lidi e di nuovo darsi alle armi dei Teucri.
Tre volte tentò entrambe le vie, trevolte la massima Giunone 685
lo trattenne ed impietorita dell'anino, bloccò il giovane .
Corre solcando l'alto mare con flutto e marea
favorevole
e si riporta all'antica città del padre Dauno.
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