At Iovis interea monitis Mezentius ardens
succedit pugnae Teucrosque invadit ovantis. 690
concurrunt Tyrrhenae acies atque omnibus uni,
uni odiisque viro telisque frequentibus instant.
ille velut rupes
vastum quae prodit in aequor,
obvia ventorum furiis expostaque ponto,
vim cunctam atque minas perfert caelique marisque
695
ipsa immota manens prolem Dolichaonis Hebrum
sternit humi, cum quo Latagum Palmumque fugacem,
sed Latagum saxo
atque ingenti fragmine montis
occupat os faciemque adversam, poplite Palmum
succiso volvi segnem sinit, armaque Lauso
10.700
donat habere umeris et vertice figere cristas.
nec non Evanthen Phrygium Paridisque Mimanta
aequalem
comitemque, una quem nocte Theano
in lucem genitore Amyco dedit et face praegnas
Cisseis regina Parim; Paris urbe
paterna 705
occubat, ignarum Laurens habet ora Mimanta.
ac velut ille canum morsu de montibus altis
actus aper,
multos Vesulus quem pinifer annos
defendit multosque palus Laurentia silva
pascit harundinea, postquam inter retia
ventum est, 710
substitit infremuitque ferox et inhorruit armos,
nec cuiquam irasci propiusve accedere virtus,
sed
iaculis tutisque procul clamoribus instant;
haud aliter, iustae quibus est Mezentius irae,
non ulli est animus stricto
concurrere ferro, 715
missilibus longe et vasto clamore lacessunt.
ille autem impavidus partis cunctatur in omnis
dentibus infrendens et tergo decutit hastas.
Venerat antiquis Corythi de finibus Acron,
Graius homo, infectos
linquens profugus hymenaeos. 720
hunc ubi miscentem longe media agmina vidit,
purpureum pennis et pactae coniugis
ostro,
impastus stabula alta leo ceu saepe peragrans
suadet enim vesana fames, si forte fugacem
conspexit capream
aut surgentem in cornua cervum, 725
gaudet hians immane comasque arrexit et haeret
visceribus super incumbens; lavit
improba taeter
ora cruor :
sic ruit in densos alacer Mezentius hostis.
sternitur infelix Acron et calcibus atram
730
tundit humum exspirans infractaque tela cruentat.
atque idem fugientem haud est dignatus Oroden
sternere nec
iacta caecum dare cuspide vulnus;
obvius adversoque occurrit seque viro vir
contulit, haud furto melior sed fortibus
armis. 735
tum super abiectum posito pede nixus et hasta:
‘pars belli haud temnenda, viri, iacet altus Orodes.’
conclamant socii laetum paeana secuti;
ille autem exspirans: ‘non me, quicumque es, inulto,
victor, nec longum
laetabere; te quoque fata 10.740
prospectant paria atque eadem mox arva tenebis.’
ad quem subridens mixta Mezentius
ira:
‘nunc morere.ast de me divum pater atque hominum rex
viderit.’ hoc dicens eduxit corpore telum.
olli
dura quies oculos et ferreus urget 745
somnus, in aeternam clauduntur lumina noctem.
Caedicus Alcathoum obtruncat,
Sacrator Hydaspen
Partheniumque Rapo et praedurum viribus Orsen,
Messapus Cloniumque Lycaoniumque Erichaeten,
illum
infrenis equi lapsu tellure iacentem, 750
hunc peditem. pedes et Lycius processerat Agis,
quem tamen haud expers Valerus
virtutis avitae
deicit; at Thronium Salius Saliumque Nealces,
insignis iaculo et longe fallente sagitta.
Versione tradotta
Ma intanto per gli ordini di Giove Mezenzio
ardente
succede nello scontro ed assale i Teucri esultanti. 690
Le schiere tirrene accorrono e con tutti gli odi per un
unico,
incombono su un unico uomo con incessanti lanci.
Lui come rupe che emerge in vasto mare,
davanti alle furie dei
venti ed opposta al flutto,
sopporta tutta la forza e le minacce di cielo e mare 695
lei stesso restando immobile stende
a terra Ebro, prole
di Dolicaone, e con lui Latago e Palmo fuggitivo,
ma Latago, con un sasso ed un enorme pezzo di
monte,
lo colpisce davanti in faccia, sul volto, e tagliato un polpaccio
lascia che Palmo si rotoli lento, concede a
Lauso 700
di avere le armi e fissare alla testa le creste.
Ed inoltre il frigio Evante e Mimante coetaneo
e compagno
di Paride, che Teano diede alla luce
dal padre Amico nella stessa notte che la regina Cisseide
gravida di fiamma
(partorì) Paride; Paride giace nella città 705
paterna, la terra di Laurento tiene Mimante sconosciuto.
E come il
cinghiale spinto dagli alti monti dal morso
dei cani, che il Vesuloricco di piniper molti anni
protesse e per molti la
palude di Laurento nutre nella selva
di canne, dopo che si arrirò tra le reti, 710
s'è fermato e feroce ha grugnito e
drizzato i peli,
e nessuno ha il coraggio di eccitarlo o avvicinarsi di più,
ma da lontano incalzano con lanci e sicure
grida;
non diversamente, quelli che hanno un giusto odio per Mezenzio,
nessuno ha il coraggio di affrontarlo col ferro
sguainato, 715
da lontano econ vasto urlare lo provocano con proiettili.
Lui però impavido tentenna in tutte le
parti
digrignando coi denti e scuote le aste dalla schiena.
Era giunto dagli antichi territori di Corito Acrone,
uomo
graio, lasciando profugo le nozze incompiute. 720
Come vide costui sconvolgere il centro delle schiere,
rosso per le
piume e la porpora della sposa promessa,
come leone affamato aggirandosi spesso tra grandi stalle
poiche una pazza fame
lo spinge, se mai ha visto una capra
paurosa o un gervo che si erge con le corna 725
gioisce bramando, ha drizzato le
criniere e s'attacca
alle viscere buttandosi sopra; nero sangue bagna
le fauci malvage:
così Mezenzio corre
veloce contro i fitti nemici .
Il miseroAcrone è atterrato ecoi calci colpisce il nero 730
suolo spirando ed insanguina
le armi spezzate.
E lo stesso non si degnò di stendere Orode
che fuggiva né di dare una cieca ferita, lanciato il
dardo;
davanti in faccia gli corse e si presentò da uomo
a uomo, non migliore per inganno, ma per leforti armi. 735
Poi sopra di lui atterrato spingendo col piede calcato e con l'asta:
"(Come) Parte di guerra non disprezzabile, o
eroi, l'alto Orode giace."
Acclamano i compagni accompagnando un lieto canto di guerra;
ma quello spirando: " Chiunque
tu sia, non io invendicato,
né tu vittorioso ti allieterai a lungo; i fati uguali aspettano 740
anche te ed occuperai
presto gli stessi campi."
Ma sghignazzandoli con aggiunta l'ira Mezenzio:
"Ora muori. Ma per me il padre degli dei e
re degli uomini
provvederà." Così dicendo estrae dal corpo la spada.
A quello una crudele quiete ed un ferreo sonno
blocca 745
gli occhi, le luci si chiudoni per l'eterna notte.
Cedico stronca Alcatoo, Sacratore Idaspe,
Rapone
Partenio ed Orse, durissimo per le forze,
Messapo Clonio ed Erichete licaonio,
quello che giaceva per terra per la caduta
del cavallo sfrenato, 750
questo da fante. Anche Licio agide era venuto come fante,
tuttavia Valero non privo del valore
ereditato lo
abbatte; ma Salio (uccide) Tronio e Salio ( lo uccide) Nealce,
famoso per il lancio e la freccia che da
lontano inganna.
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