Eneide, Libro 10, traduzione vv. 755-790 - Studentville

Eneide, Libro 10, traduzione vv. 755-790

Iam gravis aequabat luctus et mutua Mavors 10.755

funera; caedebant pariter pariterque ruebant
victores victique, neque his fuga nota neque illis.
di Iovis in tectis

iram miserantur inanem
amborum et tantos mortalibus esse labores;
hinc Venus, hinc contra spectat Saturnia Iuno.

10.760
pallida Tisiphone media inter milia saevit.
At vero ingentem quatiens Mezentius hastam
turbidus ingreditur

campo. quam magnus Orion,
cum pedes incedit medii per maxima Nerei
stagna viam scindens, umero supereminet undas, 765

aut summis referens annosam montibus ornum
ingrediturque solo et caput inter nubila condit,
talis se vastis infert

Mezentius armis.
huic contra Aeneas speculatus in agmine longo
obvius ire parat. manet imperterritus ille 770
hostem

magnanimum opperiens, et mole sua stat;
atque oculis spatium emensus quantum satis hastae:
‘dextra mihi deus et

telum, quod missile libro,
nunc adsint. voveo praedonis corpore raptis
indutum spoliis ipsum te, Lause, tropaeum 775

Aeneae.’ dixit, stridentemque eminus hastam
iecit. at illa volans clipeo est excussa proculque
egregium Antoren

latus inter et ilia figit,
Herculis Antoren comitem, qui missus ab Argis
haeserat Evandro atque Itala consederat urbe.

10.780
sternitur infelix alieno vulnere, caelumque
aspicit et dulcis moriens reminiscitur Argos.
tum pius Aeneas

hastam iacit; illa per orbem
aere cavum triplici, per linea terga tribusque
transiit intextum tauris opus, imaque sedit

785
inguine, sed viris haud pertulit. ocius ensem
Aeneas viso Tyrrheni sanguine laetus
eripit a femine et trepidanti

fervidus instat.
ingemuit cari graviter genitoris amore,
ut vidit, Lausus, lacrimaeque per ora volutae. 790

Versione tradotta

Ormai Marte eguagliava i gravi lutti e le

reciproche 755
morti; parimenti uccidevano eparimenti cadevano
vincitori e vinti; né agli uni né agli altri era nota la

fuga.
Gli dei nel palazzo di Giove commiseravano l'inutile ira
di entrambi e che i mortali avessero cosìgrandi

affanni;
Da una parte Venere osserva, dall'altra contro la saturnia Giunone.
Tisifone infuria pallita in mezzo alle

migliaia.
Mezenzio però scuotendo l'asta gigantesca
furioso entra in campo. Quanto grande Orione,
quando avanza i

piedi aprendo la via attraverso i grandissimi
stagni di Nereo, con la spalla sovrasta le onde, 765
o portandosi un annoso

orno dagli altissimi monti
cammina sul suolo e nasconde il capo tra le nubi,
così si presenta Mezenzio con le grandi

armi.
Contro costui Enea, scortoloin una lunga schiera,
si prepara ad andargli davanti. Egli resta imperterrito 770

aspettando il magnanimo nemico, e sta sulla sua mole;
misurato lo spazio con gli occhi quanto sufficiente per

l'asta:
"La destra, un dio per me, e la lancia, che vibro come proiettile,
ora mi assistino. Faccio voto che tu,

Lauso, vestito
delle spoglie strappate dal corpo del predone (sia) proprio 775
trofeo su Enea." Disse,e da lontano lanciò

l'asta stridente.
Ma quella volando è sbalzata dallo scudo e lontano
trafigge il nobile Antore tra il fianco ed il

ventre,
Antore compagno di Ercole, che inviato da Argo
s'era unito ad Evandro e s'era insediato nella città itala.

780
il misero è steso da un colpo altrui, guarda il cielo
e morendo si ricorda della dolce Argo.
Allora Enea lancia

l'asta; ella attraverso il cavo cerchio
di triplo bronzo, attraverso gli strati di lino, opera intessuta
di tre

(pelli di) tori trapassò e si fermò in fondo 785
all'inguine, ma non entrò con violenza. Più rapidamente
Enea lieto,

visto il sangue del tirreno sguaina
la spada dal fodero e furioso sta sul vacillante.
Gemette profondamenteper amore del

caro genitore,
come vide, Lauso, lacrime scesero sul volto. 790

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