Eneide, Libro 10, traduzione vv. 791-832 - Studentville

Eneide, Libro 10, traduzione vv. 791-832

hic mortis

durae casum tuaque optima facta, 10.791
si qua fidem tanto est operi latura vetustas,
non equidem nec te, iuvenis

memorande, silebo.
ille pedem referens et inutilis inque ligatus
cedebat clipeoque inimicum hastile trahebat. 795

proripuit iuvenis seseque immiscuit armis,
iamque adsurgentis dextra plagamque ferentis
Aeneae subiit mucronem

ipsumque morando
sustinuit; socii magno clamore sequuntur,
dum genitor nati parma protectus abiret, 10.800
telaque

coniciunt perturbantque eminus hostem
missilibus. furit Aeneas tectusque tenet se.
ac velut effusa si quando grandine

nimbi
praecipitant, omnis campis diffugit arator
omnis et agricola, et tuta latet arce viator 805
aut amnis ripis

aut alti fornice saxi,
dum pluit in terris, ut possint sole reducto
exercere diem: sic obrutus undique telis
Aeneas

nubem belli, dum detonet omnis,
sustinet et Lausum increpitat Lausoque minatur: 810
‘quo moriture ruis maioraque

viribus audes?
fallit te incautum pietas tua.’ nec minus ille
exsultat demens, saevae iamque altius irae

Dardanio surgunt ductori, extremaque Lauso
Parcae fila legunt. validum namque exigit ensem 815
per medium Aeneas

iuvenem totumque recondit;
transiit et parmam mucro, levia arma minacis,
et tunicam molli mater quam neverat auro,

implevitque sinum sanguis; tum vita per auras
concessit maesta ad Manis corpusque reliquit. 10.820
At vero ut vultum

vidit morientis et ora,
ora modis Anchisiades pallentia miris,
ingemuit miserans graviter dextramque tetendit,
et

mentem patriae subiit pietatis imago.
‘quid tibi nunc, miserande puer, pro laudibus istis, 825
quid pius Aeneas tanta

dabit indole dignum?
arma, quibus laetatus, habe tua; teque parentum
manibus et cineri, si qua est ea cura, remitto.

hoc tamen infelix miseram solabere mortem:
Aeneae magni dextra cadis.’ increpat ultro 830
cunctantis socios et

terra sublevat ipsum
sanguine turpantem comptos de more capillos.

Versione tradotta

Qui non tacerò il caso della crudele

morte e le ottime
imprese, se una posterità potrà portare fede a sì grande azione
né certamente te, giovane degno di

ricordo.
Egli ritraendo il piede, incapace e quasi legato,
si ritirava e strappava dallo scudo la lancia nemica. 795

Il giovane si slanciò e si unì alle armi,
e andò sotto la punta di Enea che s'alzava con la destra
e sferrava il

colpo e contrastandolo lo trattenne;
i compagni accompagnano con grande grido,
mentre il genitore protetto dallo scudo

del figliose n'andava, 800
lanciano armi e da lontano disturbano il nemico
coi proiettili. Furoreggia Enea e si tiene

coperto.
Come quando i nembi precipitano, rovesciatasi
la grandine, ogni aratore scappa dalle piane
ed ogni

agricoltore, ed il viandante si nasconde in rocca 805
sicura o sotto lerive di un fiume o la voltadi alta roccia,
mentre

sulle terre piove, per potere, ritornato il sole,
continuar la giornata: così Enea, coperto ovunque di lance,
sostiene la

nube di guerra, fin che tutto si plachi,
e sgrida Lauso e minaccia Lauso: 810
"Dove corri a morire e osi cose maggiori

delle forze?
Inganna te incauto il tuo amore." Non di meno quello
pazzo s'agita, e maggiormente crescono le ire al

capo
dardanio, ma le Parche raccolgono gli ultimi
fili per Lauso. Enea estrae la forte spada 815
e tutta la nasconde

in pieno sul giovane ;
la punta trapassò anche lo scudo, armi leggere del temerario,
e la tunica che la madre aveva

intessuto con tenero oro
(ne) riempì l'orlo il sangue; poi la vita mesta scappò
nell'aria verso i Mani ed abbandonò

il corpo. 820
Ma come vide l'aspetto ed il volto del morente,
il volto pallido in forme straordinarie,

l'Anchisiade
gemette commiserando profondamente etesela destra,
e il pensiero dell'amore paterno gli toccò il

cuore.
"Che cosa adesso, misero ragazzo, per questi eroismi, 825
che cosa darà il pio Enea ( a te) degno di così garnde

carattere?
Abbi le tue armi, di cui eri fiero; e ti affido ai mani
dei genitori ed alla cenere, se vale tale

cura.
Tuttavia tu infelice consolerai la misera morte:
cadi per la destradel grande Enea." Rimprovera poi
i compagni

esitanti e lo solleva proprio da terra
mentre deturpava col sanguei capelli bene pettinati.

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