Et iam Fama volans,
tanti praenuntia luctus,
Evandrum Evandrique domos et moenia replet, polipt,
quae modo victorem Latio Pallanta ferebat.
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Arcades ad portas ruere et de more vetusto
funereas rapuere faces; lucet via longo
ordine flammarum et late
discriminat agros.
contra turba Phrygum veniens plangentia iungit 145
agmina. quae postquam matres succedere tectis
viderunt, maestam incendunt clamoribus urbem.
at non Evandrum potis est vis ulla tenere,
sed venit in medios.
feretro Pallante reposto
procubuit super atque haeret lacrimansque gemensque, 150
et via vix tandem voci laxata dolore
est:
‘non haec, o Palla, dederas promissa parenti,
cautius ut saevo velles te credere Marti.
haud ignarus eram
quantum nova gloria in armis
et praedulce decus primo certamine posset. 155
primitiae iuvenis miserae bellique propinqui
dura rudimenta, et nulli exaudita deorum
vota precesque meae. tuque, o sanctissima coniunx,
felix morte tua neque
in hunc servata dolorem.
contra ego vivendo vici mea fata, superstes 160
restarem ut genitor. Troum socia arma secutum
obruerent Rutuli telis. animam ipse dedissem
atque haec pompa domum me, non Pallanta, referret.
nec vos arguerim,
Teucri, nec foedera nec quas
iunximus hospitio dextras: sors ista senectae 165
debita erat nostrae. quod si immatura
manebat
mors gnatum, caesis Volscorum milibus ante
ducentem in Latium Teucros cecidisse iuvabit.
quin ego non alio
digner te funere, Palla,
quam pius Aeneas et quam magni Phryges et quam 170
Tyrrhenique duces, Tyrrhenum exercitus
omnis.
magna tropaea ferunt quos dat tua dextera leto;
tu quoque nunc stares immanis truncus in arvis,
esset par
aetas et idem si robur ab annis,
Turne. sed infelix Teucros quid demoror armis? 175
vadite et haec memores regi mandata
referte:
quod vitam moror invisam Pallante perempto
dextera causa tua est, Turnum gnatoque patrique
quam debere
vides. meritis vacat hic tibi solus
fortunaeque locus. non vitae gaudia quaero, 180
nec fas, sed gnato manis perferre
sub imos.’
Versione tradotta
E già la Fama volando,
annunciatrice di così grave lutto,
riempie Evandro, le mura e le case di Evandro, 140
quella che or ora raccontava al
Lazio Pallante vincitore.
Gli Arcadi corsero alle porte e secondo l'antico costume
strapparono torce funeree; la via
splende per il lungo
corteo di fiamme ed tutt'intorno disegna i campi.
La folla dei Frigi venendo incondo congiunge le
schiere 145
piangenti. Ma dopo che lemadri le videro avvicinarsi
alle case, accendono l'angosciata città di
grida.
Ma nessuna forza è capace di tenere Evandro,
e venne in mezzo. Si gettò su Pallante deposto
nel feretro e si
attacca piangendo e gemendo 150
ed a stento la via per la voce fu aperta dal dolore:
"Non avevi, Pallante, date queste
promesse al padre,
di volerti affidare più cautamente al crudele Marte.
Non ero ignaro quanto potesse la nuova
gloria
nelle armi e dolcissimo l'onore nel primo duello. 155
Misere primizie d'un giovane e duri
rudimenti
d'una guerra vicina, e da nessunodegli dei esauditi
i miei voti e le mie preghiere. Tu, o veneratissa
consorte,
fortunata per la morte enon conservata per questo dolore.
Io invece vivendo ho vinto i miei fati, da restare
160
un padre superstite. I Rutuli con le armi avessero assalito me
cheho seguito le armi alleate. Avessidato iostesso la
vita
e questo corteo riportasse a casa me, non Pallante.
Non potrei accusare voi, Teucri, né i patti né quelle
destre
che unimmo: questa sorte era dovuta 165
alla nostra vecchiaia. Che se una morte immatura attendeva
il figlio, uccisi
prima migliaia di Volsci,
sarà bello che sia caduto guidando i Teucri nel Lazio.
Anzi io non te penserei degno di altro
funerale, Pallante,
di quello del pio Enea, dei grandi Frigi, dei capi 170
Tirreni, di tutto l'esercito dei
Tirreni.
Recanograndi trofei, quello che la tua destra mette a morte;
Tu pure adesso staresti come un enorme tronco nei
campi,
se l'età fosse pari e la stessa forza per gli anni,
Turno. Ma perché infelice trattengo i Teucri dalle armi?
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Andate e memori riferite al re questi mandati:
poichè sopporto l'odiata vita, morto Pallante,
il motivo è la
tua destra, che vedi deve al padre ed al figlio
Turno. Questa sola occasione manca a te per i meriti
e la fortuna. Non
cerco le gioie per la vita, 180
né è giusto, ma portarle al figlio sotto i profondi mani."
- Letteratura Latina
- Libro 11
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