Eneide, Libro 11, traduzione vv. 225-295 - Studentville

Eneide, Libro 11, traduzione vv. 225-295

Hos inter motus, medio in flagrante tumultu, 225
ecce

super maesti magna Diomedis ab urbe
legati responsa ferunt: nihil omnibus actum
tantorum impensis operum, nil dona

neque aurum
nec magnas valuisse preces, alia arma Latinis
quaerenda, aut pacem Troiano ab rege petendum. 230
deficit

ingenti luctu rex ipse Latinus:
fatalem Aenean manifesto numine ferri
admonet ira deum tumulique ante ora recentes.

ergo concilium magnum primosque suorum
imperio accitos alta intra limina cogit. 235
olli convenere fluuntque ad

regia plenis
tecta viis. sedet in mediis et maximus aevo
et primus sceptris haud laeta fronte Latinus.
atque hic

legatos Aetola ex urbe remissos
quae referant fari iubet, et responsa reposcit 11.240
ordine cuncta suo. tum facta

silentia linguis,
et Venulus dicto parens ita farier infit:
‘Vidimus, o cives, Diomedem Argivaque castra,
atque

iter emensi casus superavimus omnis,
contigimusque manum qua concidit Ilia tellus. 245
ille urbem Argyripam patriae

cognomine gentis
victor Gargani condebat Iapygis agris.
postquam introgressi et coram data copia fandi,
munera

praeferimus, nomen patriamque docemus,
qui bellum intulerint, quae causa attraxerit Arpos. 250
auditis ille haec placido

sic reddidit ore:
“o fortunatae gentes, Saturnia regna,
antiqui Ausonii, quae vos fortuna quietos
sollicitat

suadetque ignota lacessere bella?
quicumque Iliacos ferro violavimus agros 255
mitto ea quae muris bellando exhausta sub

altis,
quos Simois premat ille viros, infanda per orbem
supplicia et scelerum poenas expendimus omnes,
vel Priamo

miseranda manus; scit triste Minervae
sidus et Euboicae cautes ultorque Caphereus. 11.260
militia ex illa diversum ad

litus abacti,
Atrides Protei Menelaus adusque columnas
exsulat, Aetnaeos vidit Cyclopas Ulixes.
regna Neoptolemi

referam versosque penatis
Idomenei? Libycone habitantis litore Locros? 265
ipse Mycenaeus magnorum ductor Achivum

coniugis infandae prima inter limina dextra
oppetiit, devictam Asiam subsedit adulter.
invidisse deos, patriis ut

redditus aris
coniugium optatum et pulchram Calydona viderem? 270
nunc etiam horribili visu portenta sequuntur,
et

socii amissi petierunt aethera pennis
fluminibusque vagantur aves heu, dira meorum
supplicia. et scopulos lacrimosis

vocibus implent.
haec adeo ex illo mihi iam speranda fuerunt 275
tempore cum ferro caelestia corpora demens
appetii

et Veneris violavi vulnere dextram.
ne vero, ne me ad talis impellite pugnas.
nec mihi cum Teucris ullum post eruta

bellum
Pergama nec veterum memini laetorve malorum. 11.280
munera quae patriis ad me portatis ab oris
vertite ad

Aenean. stetimus tela aspera contra
contulimusque manus: experto credite quantus
in clipeum adsurgat, quo turbine

torqueat hastam.
si duo praeterea talis Idaea tulisset 285
terra viros, ultro Inachias venisset ad urbes
Dardanus,

et versis lugeret Graecia fatis.
quidquid apud durae cessatum est moenia Troiae,
Hectoris Aeneaeque manu victoria

Graium
haesit et in decimum vestigia rettulit annum. 290
ambo animis, ambo insignes praestantibus armis,
hic pietate

prior. coeant in foedera dextrae,
qua datur; ast armis concurrant arma cavete.”
et responsa simul quae sint, rex

optime, regis
audisti et quae sit magno sententia bello.’ 295

Versione tradotta

Tra questi moti, in mezzo al divampante tumulto, 225
ecco inoltre dalla grande città di Diomede, ambasciatori

sgomenti portano risposte: nulla di fatto con tutti gli sforzi
di così garndi impegni, per nulla doni né oro

valsero grandi preghiere, dai Latini si cerchino
altre armi, o al re troiano si chieda la pace. 230
Per il grave lutto

lo stesso re Latino è sgomento:
che il fatale Enea è portato da chiara potenza divina
l'ira degli dei lo dichiara e le

tombe fresche davanti ai volti.
Dunque raduna dentro la sontuosa reggia un grande concilio
ed i capi dei suoi convocati

con un ordine. 235
Essi si riunirono ed affluiscono alle stanze regali
a piene vie. Siede nel mezzo il re Latino con

fronte
non lieta, il più anziano d'età ed il primo per gli scettri.
Ed allora ordina che gli ambasciatori ritornati

dalla città
etola dicano quello che riportano erichiede tutte le risposte 240
nel loro ordine. Allora imposti i silenzi

alle lingue,
Venulo obbedendo al comando così comincia a parlare:
"Abbiam visto, o concittadini, Diomede edi campi

argivi,
e compiuto il viaggio superammo ogni evenienza,
toccammo la mano per cui la terra ilia cadde. 245
Egli

vincitore fondava la città di Argiripa col nome del popolo
della patria nei territori iapigi del Gargano.
Dopo che

entrammo e fu data licenza di parlare alla sua presenza,
presentiamo i doni, dichiariamo il nome e la patria,
chi

dichiarò guerra, quale causa ci portò ad Arpi. 250
Ascoltatici, egli così rispose con volto placido:
"O genti fortunate,

regni saturni,
antichi Ausoni, quale sorte agita voi tranquilli
e vi sprona a provocare ignote guerre?
Noi che

violammo i campiiliaci col ferro, 255
ometto ciò che fu sofferto sotto le alte mura combatendo,
e quali eroi quel

Simoenta opprima, per il mondo
pagammo gli orribili supplizi e tutte le pene dei delitti,
pure per Priamo miserevole

schiera; lo sa la triste stella
di Minerva, gli scogli euboici, Cafereo vendicatore. 260
Da quella milizia spinti

buttati su lido lontano,
Menelao atride vive in esilio fino ad oggi le colonne
di Proteo, Ulisse vide i Ciclopi

etnei.
Racconterò i regni di Neottolemo ed i penati distrutti
di Idomeneo? O Locri che abita sul lido libico? 265
Lo

stesso miceneo guida dei garndi Achei
per la destra della sacrilega sposa sul primo limitare
morì, un adultero sottomise

l'Asia vinta.
(Dirò che) gli dei non vietarono che io restituito agli altari paterni
vedessi il bramato matrimonio e

la bella Calidone? 270
Anche adesso mi seguono portenti dalla vista terribile,
i perduti compagni si diressero

all'etere con le penne
e come uccelli vagano sui fiumi, ahi, crudeli supplizi
dei miei. Riempiono di voci lacrimose

gli scogli.
Queste cose così erano da prevedersi per me
dal tempo in cui, pazzo, asssalii col ferro corpi
divini e

violai la destra diVenere con una ferita.
Nodavvero, non spingetemi a tali battaglie.
Per me nessuna guerra coi Teucri

dopo Pergamo
distrutta né ricordoo gioisco dei vecchi mali. 280
I doni che portate a me dalle terre patrie
girateli

ad Enea. Siamo stati contro armi potenti
abbiamo scontrato le mani: credete a chi sperimentò
quanto grande si innalzi

contro lo scudo, con quale forza lanci l'asta.
Se la terra idea in più avesse dato due tali eroi, 285
Dardano sarebbe

giunto alle città inachie prima
e la Grecia piangerebbe per i fati avversi.
Per quello che si indugiò presso le mura

della forte Troia,
per mano di Ettore ed Enea la vittoria dei Grai
si bloccò e portò i passi fino al decimo anno. 290

Entrambi straordinari per coraggio, entrambi con armi vincenti,
questi primo per la pietà. Le destre si uniscano in

alleanze,
come è concesso; ma guardatevi che armi si scontrino con armi."
Ed insieme, ottimo re, udisti quali siano le

risposte
e quale sia il parere per una grande guerra. 295

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