Eneide, Libro 11, traduzione vv. 296-335 - Studentville

Eneide, Libro 11, traduzione vv. 296-335

Vix ea legati, variusque per ora cucurrit
Ausonidum turbata fremor, ceu saxa morantur
cum

rapidos amnis, fit clauso gurgite murmur
vicinaeque fremunt ripae crepitantibus undis.
ut primum placati animi et

trepida ora quierunt, 300
praefatus divos solio rex infit ab alto:
‘Ante equidem summa de re statuisse, Latini,

et vellem et fuerat melius, non tempore tali
cogere concilium, cum muros adsidet hostis.
bellum importunum, cives,

cum gente deorum 305
invictisque viris gerimus, quos nulla fatigant
proelia nec victi possunt absistere ferro.
spem

si quam adscitis Aetolum habuistis in armis,
ponite. spes sibi quisque; sed haec quam angusta videtis.
cetera qua rerum

iaceant perculsa ruina, 310
ante oculos interque manus sunt omnia vestras.
nec quemquam incuso: potuit quae plurima

virtus
esse, fuit; toto certatum est corpore regni.
nunc adeo quae sit dubiae sententia menti,
expediam et paucis

animos adhibete docebo. 315
est antiquus ager Tusco mihi proximus amni,
longus in occasum, finis super usque Sicanos;

Aurunci Rutulique serunt, et vomere duros
exercent collis atque horum asperrima pascunt.
haec omnis regio et celsi

plaga pinea montis 320
cedat amicitiae Teucrorum, et foederis aequas
dicamus leges sociosque in regna vocemus:

considant, si tantus amor, et moenia condant.
sin alios finis aliamque capessere gentem
est animus possuntque solo

decedere nostro, 325
bis denas Italo texamus robore navis;
seu pluris complere valent, iacet omnis ad undam

materies: ipsi numerumque modumque carinis
praecipiant, nos aera, manus, navalia demus.
praeterea, qui dicta ferant

et foedera firment 330
centum oratores prima de gente Latinos
ire placet pacisque manu praetendere ramos,
munera

portantis aurique eborisque talenta
et sellam regni trabeamque insignia nostri.
consulite in medium et rebus succurrite

fessis.’ 335

Versione Tradotta

Così appena i legati, ed un vario fremito corse
sui volti turbati degli Ausonidi,

come quando dei massi
bloccano rapidi torrenti, aviene un mormorio nel chiuso gorgo
le rive vicine fremono per le onde

crepitanti.
Appena che si placarono gli animi ed i volti trepidi si calmarono, 300
invocati gli dei il

recominciadall’alto solio:
“Certamente prima, Latini, avrei voluto che si decidesse
sulla grave situazione e sarebbe

stato meglio, non radunare
unconcilio in unatale occasione, quando il nemico sta sulle mura.
Conduciamo unaguerra

inopportuna, concittadini, con gente 305
degli deied eroi invincibili, nessunoscontro li affatica
né possono, vinti,

astenersi dal ferro.
Se aveste qualche speranza nellearmi invocate degli Etoli,
lasciatele. Ciascuno è speranza per sé;

ma vedete quanto anguste
le situazioni. Il resto, distrutto da quale rovina, 310
è tutto davanti agli occhi e tra le

vostre mani.
Ma non accuso nessuno: quel valore che potè essere
massimo, lo fu; si è combattuto con tutto il corpo del

regno.
Ora così quale sia il parere per una mente incerta,
esporrò e dirò in breve, prestate attenzione. 315
Io ho un

terreno antico vicino al fiume tosco,
lungo a occidente, in su fino ai territori sicani;
Aurunci e Rutuli seminano, ecol

vomere lavorano
i duri colli e pascolano nei più aspri di questi.
Tutta questa regione e la zona a pini dell’alto

monte 320
passi al’amicizia dei Teucri, indiciamo giuste leggi
di alleanza e chiamiamoli alleati nei

regni:
sifermino, se tanto è l’amore, e fondano mura.
Se l’intenzione invece è di cercare altre terre ed

altra
gente possono partire del nostro suolo, 325
costruiamo dodici navi di rovere italico;
se son capaci di

completarne di più, tutto il materiale giace
vicino all’onda: loro stessi comandino il numero e la misura
per le

carene, noi diamo bronzo, manod’opera e cantieri.
Inoltre, si decida che vadano cento ambasciatori latini 330
di prima

stirpe, che portino proposte e sanciscano i patti
e rechino in mano rami di pace, portando
come doni talenti di oro e

d’avorio,
ed ilseggio e la trabea, insegne del nostro regno.
Decidete in comune e provvedete a situazioni

pericolose.” 335

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