Eneide, Libro 11, traduzione vv. 59-99 - Studentville

Eneide, Libro 11, traduzione vv. 59-99

Haec ubi deflevit, tolli miserabile corpus
imperat, et toto lectos ex agmine mittit 60
mille viros qui

supremum comitentur honorem
intersintque patris lacrimis, solacia luctus
exigua ingentis, misero sed debita patri.

haud segnes alii cratis et molle feretrum
arbuteis texunt virgis et vimine querno 65
exstructosque toros obtentu

frondis inumbrant.
hic iuvenem agresti sublimem stramine ponunt:
qualem virgineo demessum pollice florem
seu mollis

violae seu languentis hyacinthi,
cui neque fulgor adhuc nec dum sua forma recessit, 70
non iam mater alit tellus

virisque ministrat.
tum geminas vestis auroque ostroque rigentis
extulit Aeneas, quas illi laeta laborum
ipsa suis

quondam manibus Sidonia Dido
fecerat et tenui telas discreverat auro. 75
harum unam iuveni supremum maestus honorem

induit arsurasque comas obnubit amictu,
multaque praeterea Laurentis praemia pugnae
aggerat et longo praedam iubet

ordine duci;
addit equos et tela quibus spoliaverat hostem. 80
vinxerat et post terga manus, quos mitteret umbris

inferias, caeso sparsurus sanguine flammas,
indutosque iubet truncos hostilibus armis
ipsos ferre duces inimicaque

nomina figi.
ducitur infelix aevo confectus Acoetes, 85
pectora nunc foedans pugnis, nunc unguibus ora,

chiasm
sternitur et toto proiectus corpore terrae;
ducunt et Rutulo perfusos sanguine currus.
post bellator equus

positis insignibus Aethon
it lacrimans guttisque umectat grandibus ora. 90
hastam alii galeamque ferunt, nam cetera

Turnus
victor habet. tum maesta phalanx Teucrique sequuntur
Tyrrhenique omnes et versis Arcades armis.
postquam

omnis longe comitum praecesserat ordo,
substitit Aeneas gemituque haec addidit alto: 95
‘nos alias hinc ad lacrimas

eadem horrida belli
fata vocant: salve aeternum mihi, maxime Palla,
aeternumque vale.’ nec plura effatus ad altos

tendebat muros gressumque in castra ferebat.

Versione tradotta

Come

ebbe pianto così, ordina che si prenda il miserevole
corpo, e manda mille uomini scelti da tutto l'esercito 60
che

accompagnino l'estrema cerimonia
a partecipino alle lacrime del padre, piccolo sollievo
d'un enorme lutto, ma

dovuto al misero padre.
Altri non lenti con graticci intessono un morbido
feretro con rami di corbezzolo e ombreggiano di

riparo 65
di fronda i giacigli fatti di vinco di quercia.
Qui pongonoil giovane alto su erba di campo:
quale fiore

colto da dita virginee
sia ditenera viola o di languido giacinto,
mentre non ancora gli sfuggì lo splendore ne la sua

bellezza, 70
ma non più la madre terra lo nutre e gli porge le forze.
Poi Enea prese due vesti resistenti d'oro
e

d'argento, che per lui lieta delle fatiche
la stessa sidonia Didone un tempo aveva fatto
con le sue mani ed aveva

cosparso le tele d'oro sottile. 75
Con una di queste, ultimo omaggio, mesto riveste
il giovane e copre con un velo i

capelli destinati a bruciare,
inoltre raduna molti premi della battaglia laurente
ed ordina che in lunga fila si porti

il bottino;
aggiunge cavalli ed armi di cui aveva spogliato il nemico. 80
Quelli da inviare alle ombre come offerte, ne

aveva legato
anche le mani dietro la schiena, per aspergere di sangue sacrificato
le fiamme, ccomanda che gli stessi

capi portino tronchi rivestiti
di armi ostili e vi siano scolpiti i nomi nemici.
Si trascina abbattuto dall'età il

misero Acete, 85
ora rovinando il petto con pugni, ora con le unghie il volto,
si rovescia anche con tutto il corpo,

disteso per terra;
recano pure i cocchi cosparsi di sangue rutulo.
Dietro Etone il cavalo guerriero deposte le

insegne
va piangendo e con grosse gocce inumidisce il muso. 90
Altri portanol'elmo e l'asta, perché il resto ce

l'ha Turno
il vincitore. Poi l'angosciata falange ed i Teucri seguono
e tutti i Tirreni e gli Arcadi con le armi

volte in giù.
Dopo che tutto il seguito dei compagni era avanzato lontano,
si fermò Enea e proferì queste parole con

profondo gemito: 95
"Da adesso gli stessi terribili fati di guerra chiamano noi
ad altre lacrime: salve in eterno, (mio)

grandissimo Pallante,
in eterno addio." Non dicendo di più si volgeva
alle alte mura e portava il passo verso il

campo.

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