Eneide, Libro 12, traduzione vv. 113-133 - Studentville

Eneide, Libro 12, traduzione vv. 113-133

Postera

vix summos spargebat lumine montis
orta dies, cum primum alto se gurgite tollunt
Solis equi lucemque elatis naribus

efflant: 115
campum ad certamen magnae sub moenibus urbis
dimensi Rutulique viri Teucrique parabant
in medioque

focos et dis communibus aras
gramineas. alii fontemque ignemque ferebant
velati limo et verbena tempora vincti. 120

procedit legio Ausonidum, pilataque plenis
agmina se fundunt portis. hinc Troius omnis
Tyrrhenusque ruit variis

exercitus armis,
haud secus instructi ferro quam si aspera Martis
pugna vocet. nec non mediis in milibus ipsi 125

ductores auro volitant ostroque superbi,
et genus Assaraci Mnestheus et fortis Asilas
et Messapus equum domitor,

Neptunia proles;
utque dato signo spatia in sua quisque recessit,
defigunt tellure hastas et scuta reclinant. 130

tum studio effusae matres et vulgus inermum
invalidique senes turris ac tecta domorum
obsedere, alii portis

sublimibus astant.

Versione tradotta

Il giorno seguente appena sorto spargeva di lucela sommità
dei monti, quando

dapprima i cavalli del Sole si alzano sul
profondo gorgo ed alzate le froge soffiano la luce: 115
Il campo per il duello

sotto le mura della grande città
lo preparavano uomini Rutuli e Teucri
e nel mezzo focolari ed altari di erba per gli

dei
comuni. Altri vestiti di grembiale legate le tempie
di verbena portavano acqua di fonte e fuoco. 120
Precede

l'esercito degli Audonidi, schiere serrate
si riversano dalle porte gremite.Di qui tutto l'esercito
troiano e

tirreno corre con le varie armi,
schierati non diversamente che se l'aspra battaglia
di Marte chiamasse. Pure in

mezzo alle migliaia gli stessi 125
capi volteggiano superbi d'oro e porpora,
eMnesteo, stirpe d'Assaraco ed il

forte Asila,
Messapo domator di cavalli, prole di Nettuno;
e quando, dato il segnale, ognuno si ritirò nei propri

spazi,
conficcano in terra le aste ed appoggian gli scudi. 130
Poi a gara le madri riversatesi meste ed il volgo

inerme
i vecchi malfermi assediaronole torri d i tetti
delle case, altri stanno sulle altissime porte.

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