Eneide, Libro 12, traduzione vv. 441-467 - Studentville

Eneide, Libro 12, traduzione vv. 441-467

Haec ubi dicta dedit, portis sese extulit ingens

telum immane manu quatiens; simul agmine denso
Antheusque Mnestheusque ruunt, omnisque relictis
turba fluit

castris. tum caeco pulvere campus
miscetur pulsuque pedum tremit excita tellus. 445
vidit ab adverso venientis aggere

Turnus,
videre Ausonii, gelidusque per ima cucurrit
ossa tremor; prima ante omnis Iuturna Latinos
audiit agnovitque

sonum et tremefacta refugit.
ille volat campoque atrum rapit agmen aperto. 450
qualis ubi ad terras abrupto sidere

nimbus
it mare per medium miseris, heu, praescia longe
horrescunt corda agricolis: dabit ille ruinas
arboribus

stragemque satis, ruet omnia late,
ante volant sonitumque ferunt ad litora venti: 455
talis in adversos ductor Rhoeteius

hostis
agmen agit, densi cuneis se quisque coactis
adglomerant. ferit ense gravem Thymbraeus Osirim,
Arcetium

Mnestheus, Epulonem obtruncat Achates
Ufentemque Gyas; cadit ipse Tolumnius augur, 460
primus in adversos telum qui

torserat hostis.
tollitur in caelum clamor, versique vicissim
pulverulenta fuga Rutuli dant terga per agros.
ipse

neque aversos dignatur sternere morti
nec pede congressos aequo nec tela ferentis 465
insequitur: solum densa in

caligine Turnum
vestigat lustrans, solum in certamina poscit.

Versione tradotta

Come disse queste parole, siportò fuori dalle porte

gigantesco
scuotendo con la mano un dardo enorme; insieme in schera
serrata Anteo e Mnesteo precipitano, abbandonato il

campo
tutta la folla dilaga. Poi la piana è sconvoltadi cieca
polvere e la terra scossa dal battere dei piedi trema.

445
Turno vide dal tumulo di fronte i sopraggiungenti,
gli Ausoni videro, ed un gelido tremore corse per il

profondo
delle ossa, prima di tutti i Latini Giuturna sentì,
riconobbe il rimbombo ed atterrita fuggì.
Egli vola ed

in campo aperto trascina la nera schiera. 450
Come quando un nembo, rottosi il firmamento, avanza
in mezzo al mare verso

le terre sui miseri, ahi, da lontano
ai contadini i presaghi cuori inorridiscono: egli porterà disastri
agli alberi e

strage ai seminativi, travolgerà tutto d'intorno,
prima i venti volano e portano il rimbombo ai lidi: 455
tale il

condottiero reteo spinge la schiera contri i nemici
di fronte, fitti si stringono, disposti ciascuno in cunei.
Timbreo

ferisce con la spada il pesante Osiri,
Mnesteo Arcezio, Acate stronca Epulone,
Gia Ufente; cade lo stesso augure

Tolumnio, 460
che per primo aveva scagliato il dardo contro i nemici di fronte.
Si alza nel cielo un grido, sconfitti a

loro volta
i Rutuli voltan le spalle con polverosa polvere per i campi.
Ma lui non si degna né di stendere a morte i

fuggitivi
né insegue quelli che l'affrontano con uguale passo né 465
quelli che recano armi: nella densa caligine

indagando ricerca
il solo Turno, solo lui richiede al duello.

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