Emicat hic impune putans et corpore toto
alte sublatum consurgit Turnus in ensem
et ferit;
exclamant Troes trepidique Latini,
arrectaeque amborum acies. at perfidus ensis 730
frangitur in medioque ardentem
deserit ictu,
ni fuga subsidio subeat. fugit ocior Euro
ut capulum ignotum dextramque aspexit inermem.
fama est
praecipitem, cum prima in proelia iunctos
conscendebat equos, patrio mucrone relicto, 735
dum trepidat, ferrum aurigae
rapuisse Metisci;
idque diu, dum terga dabant palantia Teucri,
suffecit; postquam arma dei ad Volcania ventum est,
mortalis mucro glacies ceu futtilis ictu 740
dissiluit, fulva resplendent fragmina harena.
ergo amens diversa fuga
petit aequora Turnus
et nunc huc, inde huc incertos implicat orbis;
undique enim densa Teucri inclusere corona
atque hinc vasta palus, hinc ardua moenia cingunt. 745
Nec minus Aeneas, quamquam tardata sagitta
interdum genua
impediunt cursumque recusant,
insequitur trepidique pedem pede fervidus urget:
inclusum veluti si quando flumine nactus
cervum aut puniceae saeptum formidine pennae 750
venator cursu canis et latratibus instat;
ille autem insidiis et
ripa territus alta
mille fugit refugitque vias, at vividus Umber
haeret hians, iam iamque tenet similisque tenenti
increpuit malis morsuque elusus inani est; 755
tum vero exoritur clamor ripaeque lacusque
responsant circa et caelum
tonat omne tumultu.
ille simul fugiens Rutulos simul increpat omnis
nomine quemque vocans notumque efflagitat ensem.
Aeneas mortem contra praesensque minatur 760
exitium, si quisquam adeat, terretque trementis
excisurum urbem
minitans et saucius instat.
quinque orbis explent cursu totidemque retexunt
huc illuc; neque enim levia aut ludicra
petuntur
praemia, sed Turni de vita et sanguine certant. 765
Forte sacer Fauno foliis oleaster amaris
hic steterat,
nautis olim venerabile lignum,
servati ex undis ubi figere dona solebant
Laurenti divo et votas suspendere vestis;
sed stirpem Teucri nullo discrimine sacrum 770
sustulerant, puro ut possent concurrere campo.
hic hasta Aeneae
stabat, huc impetus illam
detulerat fixam et lenta radice tenebat.
incubuit voluitque manu convellere ferrum
Dardanides, teloque sequi quem prendere cursu 775
non poterat. tum vero amens formidine Turnus
‘Faune, precor,
miserere’ inquit ‘tuque optima ferrum
Terra tene, colui vestros si semper honores,
quos contra Aeneadae bello
fecere profanos.’
dixit, opemque dei non cassa in vota vocavit. 780
namque diu luctans lentoque in stirpe moratus
viribus haud ullis valuit discludere morsus
roboris Aeneas. dum nititur acer et instat,
rursus in aurigae faciem
mutata Metisci
procurrit fratrique ensem dea Daunia reddit. 785
quod Venus audaci nymphae indignata licere
accessit
telumque alta ab radice revellit.
olli sublimes armis animisque refecti,
hic gladio fidens, hic acer et arduus hasta,
adsistunt contra certamina Martis anheli. 790
Versione tradotta
Allora schizza ,impunemente credendo, e con tutto il corpo
sorge in alto
Turno con la spada alzata
e colpisce; gridano i troiani ed i trepidi Latini,
drizzate (sono) le schieredi entrambi. Ma la
perfida spada 730
si spezza e lascia l'ardimentoso nel pieno del colpo,
se la fuga non subentrasse in aiuto. Fugge più
velocemente
di Euro come vide la strana impugnatura e la destra inerme.
E' fama che a precipizio, quando saliva sui
cavalli appaiati
all'inizio degli scontri, lasciata la spada del padre, 735
mentre trepida, avesse afferrato il ferro
dell'autiga Metisco;
quello alungo, mentre i Teucri volgevano le spalle vaganti,
bastò; dopo che si giunse alle
vulcanie armi del dio,
la punta mortale come ghiaccio friabile si dissolse 740
al colpo, i frammenti risplendono sulla
rossa sabbia.
Perciò fuor di sé Turno in fuga si dirige nelle piane lontane
ed ora qua , poi là intreccia incerti
cerchi;
ovunque i Teucri han chiuso con una serrata corona
e di qui una vasta palude, di là cingono le ardue mura. 745
Né di meno Enea, benchè le ginocchia rallentate
a volte dalla frecciata impediscano e rifiutano la corsa,
insegue ed
assetato incalza col piede il piede del trepido:
come se a volte raggiunto un cervo chiuso da un fiume
o bloccato dallo
spauracchio d' una penna rossastra 750
un cane da caccia pure incalza con latrati;
quello però atterrito
dall'agguato e dall'alta riva
fugge e rifugge per mille vie, ma l'umbro accanito lo coglie a bocca
spalancata e
quasi ormai lo tiene e simile a chi lo tiene
ha scricchiolato con le mascelle ma fu deluso dal morso vuoto; 755
allora
si nasce un clamore e le rive ed i laghi
riecheggiano attorno e tutto il cielo rimbomba al tumulto.
Egli insieme fuggendo
grida insieme chiamando tutti
e ciascuno per nome e richiede la nota spada.
Enea invece minaccia la morte e strage
immdiata, 760
se qualcuno s'avvicina e terrorizza i tremanti
intimorendo che abbatterà la città e (pur) ferito
incombe.
Compiono cinque giri di corsa ed altrettanti ne rifanno
qua e là; né infatti si cercano premi da poco o da
gioc,o
ma duellano per la vita ed il sangue di Turno. 765
Per caso qui c'era stato un oleastro sacro a Fauno
Dalle
foglie amare, un tempo legno venerabile per i marinai,
dovesalvati dalle onde solevano attaccare doni
al dio laurente ed
appenderevesti votive;
ma i Teucri senza alcuna distinzione avevan tolta la sacra 770
pianta, per potersi affrontare su
libero campo.
Qui stava l'asta di Enea, qui l'impeto l'aveva portata ,
conficcata, e si teneva sulla resistente
radice.
Si chinò e volle con la mano strappare il ferro
Il Dardanide, ed inseguire col dardo chi non poteva 775
Raggiungere di corsa. Allora davvero Turnofuor di sé di paura:
"Dauno, ti prego, abbi pietà, disse, e tu ottima Terra
trattieni
il ferro, se sempre adempii i vostri culti,
che invece gli Eneidi con la guerra resero profani."
Disse, ma
non invocò in voti vuoti la forza del dio. 780
lottando poi a lungo e fermatosi sulla radice resistente
con nessuna forza
Enea riuscì ad allentare i morsi
della pianta. Mentre s'impegna ed insiste,
di nuovo cambiatasi nell'aspetto
dell'auriga Metisco
la dea daunia soccorre il fratello e rende la spada. 785
Venere indignata che questo fosse lecito
all'audace ninfa
s'avvicinò e dalla profonda radice strappa il dardo.
Quelli alteri, rinfrancati per le armi ed il
coraggio,
l'uno fiducioso nella spada, l'altro furioso e fiero per l'asta,
si scontrano ansimanti nei duelli di
Marte. 790
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