Eneide, Libro 12, traduzione vv. 727-790 - Studentville

Eneide, Libro 12, traduzione vv. 727-790

Emicat hic impune putans et corpore toto
alte sublatum consurgit Turnus in ensem
et ferit;

exclamant Troes trepidique Latini,
arrectaeque amborum acies. at perfidus ensis 730
frangitur in medioque ardentem

deserit ictu,
ni fuga subsidio subeat. fugit ocior Euro
ut capulum ignotum dextramque aspexit inermem.
fama est

praecipitem, cum prima in proelia iunctos
conscendebat equos, patrio mucrone relicto, 735
dum trepidat, ferrum aurigae

rapuisse Metisci;
idque diu, dum terga dabant palantia Teucri,
suffecit; postquam arma dei ad Volcania ventum est,

mortalis mucro glacies ceu futtilis ictu 740
dissiluit, fulva resplendent fragmina harena.
ergo amens diversa fuga

petit aequora Turnus
et nunc huc, inde huc incertos implicat orbis;
undique enim densa Teucri inclusere corona

atque hinc vasta palus, hinc ardua moenia cingunt. 745
Nec minus Aeneas, quamquam tardata sagitta
interdum genua

impediunt cursumque recusant,
insequitur trepidique pedem pede fervidus urget:
inclusum veluti si quando flumine nactus

cervum aut puniceae saeptum formidine pennae 750
venator cursu canis et latratibus instat;
ille autem insidiis et

ripa territus alta
mille fugit refugitque vias, at vividus Umber
haeret hians, iam iamque tenet similisque tenenti

increpuit malis morsuque elusus inani est; 755
tum vero exoritur clamor ripaeque lacusque
responsant circa et caelum

tonat omne tumultu.
ille simul fugiens Rutulos simul increpat omnis
nomine quemque vocans notumque efflagitat ensem.

Aeneas mortem contra praesensque minatur 760
exitium, si quisquam adeat, terretque trementis
excisurum urbem

minitans et saucius instat.
quinque orbis explent cursu totidemque retexunt
huc illuc; neque enim levia aut ludicra

petuntur
praemia, sed Turni de vita et sanguine certant. 765
Forte sacer Fauno foliis oleaster amaris
hic steterat,

nautis olim venerabile lignum,
servati ex undis ubi figere dona solebant
Laurenti divo et votas suspendere vestis;

sed stirpem Teucri nullo discrimine sacrum 770
sustulerant, puro ut possent concurrere campo.
hic hasta Aeneae

stabat, huc impetus illam
detulerat fixam et lenta radice tenebat.
incubuit voluitque manu convellere ferrum

Dardanides, teloque sequi quem prendere cursu 775
non poterat. tum vero amens formidine Turnus
‘Faune, precor,

miserere’ inquit ‘tuque optima ferrum
Terra tene, colui vestros si semper honores,
quos contra Aeneadae bello

fecere profanos.’
dixit, opemque dei non cassa in vota vocavit. 780
namque diu luctans lentoque in stirpe moratus

viribus haud ullis valuit discludere morsus
roboris Aeneas. dum nititur acer et instat,
rursus in aurigae faciem

mutata Metisci
procurrit fratrique ensem dea Daunia reddit. 785
quod Venus audaci nymphae indignata licere
accessit

telumque alta ab radice revellit.
olli sublimes armis animisque refecti,
hic gladio fidens, hic acer et arduus hasta,

adsistunt contra certamina Martis anheli. 790

Versione tradotta

Allora schizza ,impunemente credendo, e con tutto il corpo
sorge in alto

Turno con la spada alzata
e colpisce; gridano i troiani ed i trepidi Latini,
drizzate (sono) le schieredi entrambi. Ma la

perfida spada 730
si spezza e lascia l'ardimentoso nel pieno del colpo,
se la fuga non subentrasse in aiuto. Fugge più

velocemente
di Euro come vide la strana impugnatura e la destra inerme.
E' fama che a precipizio, quando saliva sui

cavalli appaiati
all'inizio degli scontri, lasciata la spada del padre, 735
mentre trepida, avesse afferrato il ferro

dell'autiga Metisco;
quello alungo, mentre i Teucri volgevano le spalle vaganti,
bastò; dopo che si giunse alle

vulcanie armi del dio,
la punta mortale come ghiaccio friabile si dissolse 740
al colpo, i frammenti risplendono sulla

rossa sabbia.
Perciò fuor di sé Turno in fuga si dirige nelle piane lontane
ed ora qua , poi là intreccia incerti

cerchi;
ovunque i Teucri han chiuso con una serrata corona
e di qui una vasta palude, di là cingono le ardue mura. 745

Né di meno Enea, benchè le ginocchia rallentate
a volte dalla frecciata impediscano e rifiutano la corsa,
insegue ed

assetato incalza col piede il piede del trepido:
come se a volte raggiunto un cervo chiuso da un fiume
o bloccato dallo

spauracchio d' una penna rossastra 750
un cane da caccia pure incalza con latrati;
quello però atterrito

dall'agguato e dall'alta riva
fugge e rifugge per mille vie, ma l'umbro accanito lo coglie a bocca
spalancata e

quasi ormai lo tiene e simile a chi lo tiene
ha scricchiolato con le mascelle ma fu deluso dal morso vuoto; 755
allora

si nasce un clamore e le rive ed i laghi
riecheggiano attorno e tutto il cielo rimbomba al tumulto.
Egli insieme fuggendo

grida insieme chiamando tutti
e ciascuno per nome e richiede la nota spada.
Enea invece minaccia la morte e strage

immdiata, 760
se qualcuno s'avvicina e terrorizza i tremanti
intimorendo che abbatterà la città e (pur) ferito

incombe.
Compiono cinque giri di corsa ed altrettanti ne rifanno
qua e là; né infatti si cercano premi da poco o da

gioc,o
ma duellano per la vita ed il sangue di Turno. 765
Per caso qui c'era stato un oleastro sacro a Fauno
Dalle

foglie amare, un tempo legno venerabile per i marinai,
dovesalvati dalle onde solevano attaccare doni
al dio laurente ed

appenderevesti votive;
ma i Teucri senza alcuna distinzione avevan tolta la sacra 770
pianta, per potersi affrontare su

libero campo.
Qui stava l'asta di Enea, qui l'impeto l'aveva portata ,
conficcata, e si teneva sulla resistente

radice.
Si chinò e volle con la mano strappare il ferro
Il Dardanide, ed inseguire col dardo chi non poteva 775

Raggiungere di corsa. Allora davvero Turnofuor di sé di paura:
"Dauno, ti prego, abbi pietà, disse, e tu ottima Terra

trattieni
il ferro, se sempre adempii i vostri culti,
che invece gli Eneidi con la guerra resero profani."
Disse, ma

non invocò in voti vuoti la forza del dio. 780
lottando poi a lungo e fermatosi sulla radice resistente
con nessuna forza

Enea riuscì ad allentare i morsi
della pianta. Mentre s'impegna ed insiste,
di nuovo cambiatasi nell'aspetto

dell'auriga Metisco
la dea daunia soccorre il fratello e rende la spada. 785
Venere indignata che questo fosse lecito

all'audace ninfa
s'avvicinò e dalla profonda radice strappa il dardo.
Quelli alteri, rinfrancati per le armi ed il

coraggio,
l'uno fiducioso nella spada, l'altro furioso e fiero per l'asta,
si scontrano ansimanti nei duelli di

Marte. 790

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