Eneide, Libro 12, traduzione vv. 791-841 - Studentville

Eneide, Libro 12, traduzione vv. 791-841

Iunonem

interea rex omnipotentis Olympi
adloquitur fulva pugnas de nube tuentem:
‘quae iam finis erit, coniunx? quid denique

restat?
indigetem Aenean scis ipsa et scire fateris
deberi caelo fatisque ad sidera tolli. 795
quid struis? aut qua

spe gelidis in nubibus haeres?
mortalin decuit violari vulnere divum?
aut ensem (quid enim sine te Iuturna valeret? )

ereptum reddi Turno et vim crescere victis?
desine iam tandem precibusque inflectere nostris, 800
ne te tantus edit

tacitam dolor et mihi curae
saepe tuo dulci tristes ex ore recursent.
ventum ad supremum est. terris agitare vel undis

Troianos potuisti, infandum accendere bellum,
deformare domum et luctu miscere hymenaeos: 805
ulterius temptare

veto.’ sic Iuppiter orsus;
sic dea summisso contra Saturnia vultu:
‘ista quidem quia nota mihi tua, magne,

voluntas,
Iuppiter, et Turnum et terras invita reliqui;
nec tu me aeria solam nunc sede videres 810
digna indigna

pati, sed flammis cincta sub ipsa
starem acie traheremque inimica in proelia Teucros.
Iuturnam misero fateor succurrere

fratri
suasi et pro vita maiora audere probavi,
non ut tela tamen, non ut contenderet arcum; 815
adiuro Stygii caput

implacabile fontis,
una superstitio superis quae reddita divis.
et nunc cedo equidem pugnasque exosa relinquo.

illud te, nulla fati quod lege tenetur,
pro Latio obtestor, pro maiestate tuorum: 820
cum iam conubiis pacem

felicibus, (esto)
component, cum iam leges et foedera iungent,
ne vetus indigenas nomen mutare Latinos
neu Troas

fieri iubeas Teucrosque vocari
aut vocem mutare viros aut vertere vestem. 825
sit Latium, sint Albani per saecula reges,

sit Romana potens Itala virtute propago:
occidit, occideritque sinas cum nomine Troia.’
olli subridens hominum

rerumque repertor:
‘es germana Iovis Saturnique altera proles, 830
irarum tantos volvis sub pectore fluctus.

verum age et inceptum frustra summitte furorem:
do quod vis, et me victusque volensque remitto.
sermonem Ausonii

patrium moresque tenebunt,
utque est nomen erit; commixti corpore tantum 835
subsident Teucri. morem ritusque sacrorum

adiciam faciamque omnis uno ore Latinos.
hinc genus Ausonio mixtum quod sanguine surget,
supra homines, supra ire

deos pietate videbis,
nec gens ulla tuos aeque celebrabit honores.’ 840
adnuit his Iuno et mentem laetata retorsit;

interea excedit caelo nubemque relinquit.

Versione tradotta

Intanto l'onnipotente re dell'Olimpo si rivolge
a Giunone che da una rossa nube guardava le

lotte:
"Quale sarà ormai la fine, consorte? Cosa resta ancora?
Sai tu stessa e dichiari di sapere che Enea, divinità

patria,
è destinato al cielo e dai fati è innalzato alle stelle. 795
Cosa combini? Con quale speranza stai attaccata alle

gelide nubi?
Fu giusto forse cheun dio sia violato da ferita mortale?
O la spada ( cosa potrebbe infatti Giuturna senza

di te?)
starppata esser restituita a Turno e crescere ai vinti la forza?
Smetti ormai finalmente, sii piegata dalle

nostre preghiere, 800
Un così grande dolore non ti divori, muta, e le tue preoccupazioni
(non ) ritornino spesso tristi

per me dal tuo dolce viso.
Si è giunti al momento supremo. Hai potuto perseguitare i Troiani
per terre o per onde,

accendere una guerra orribile,
rovinare una casa e combinare le nozze col pianto: 805
proibisco di provare

ulteriormente." Così Giove esordì;
così la Saturnia in risposta con volto sottomesso:
"Poiché questa volontà tua mi (è)

nota, o grande
Giove, contrariata lasciai e Turno e terre;
né ru mi vedresti adesso in una sede aerea, sola, 810
io

degna patire cose indegne, ma cinta di fiamme starei
sotto la stessa schiera e trascinerei i Teucri in scontri

ostili.
Giuturna, confesso, l'ho persuasa a soccorrere il misero
fratello ed in cambio della vita osassee cose

maggiori, l'approvai,
tuttavia non a stringere armi, non l'arco; 815
giuro per l'implacabile sorgente della

fonte stigia,
l'unica formula di giuramento data agli dei celesti.
Ora mi ritiro davvero e lascio, dopo averle odiate,

le lotte.
Ma di questo, che non è tenuto da nessuna legge del fato,
per il Lazio ti prego, per la maestà dei tuoi: 820

quando ormai faranno la pace con nozze felici, ( lo sia!),
quando ormai uniranno legi e patti,
non ordinare che i

Latini indigeni mutino il vecchio
nome né che diventino Troiani e sian chiamati Teucri
o che mutino la lingua o cambino

veste. 825
Vi sia il Lazio, vi siano nei secoli i re albani,
vi sia la discendenza rmana potente per l'eroismo

italo:
Troia è caduta, lascia che sia caduta col nome."
Alei sorridendo il creatore degli uomini e delle cose:
"Sei

sorella di Giove ed altra prole di Saturno, 830
tu smuovi così gravi flutti delle ire nel cuore.
Ma orsù butta pure il

furore inutilmente assunto:
do quel che vuoi e mi rimetto vinto e volentieri.
Gli Ausoni terranno la lingua patria ed i

costumi,
il nome sarà come è; i Teucri soltanto misti fisicamente 835
soggiaceranno. Aggiungerò tradizione e riti dei

culti
farò tutti Latino con una sola lingua.
La stipe che mista di sangue ausonio sorgerà di qui,
la vedrai salire

sopra gli uomini, sopra gli dei per pietà,
e nessun popolo celebrerà le tue lodi allo stesso modo." 840
A queste cose

Giunone acconsentì ed allietata distolse la mente;
intanto se ne andò dal cielo ed abbandonò la nube.

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