Libro 2 - Favola 6 - Studentville

Libro 2 - Favola 6

Contra potentes nemo est munitus satis; si vero

accessit consiliator maleficus, vis et nequitia quicquid oppugnant, ruit. Aquila in sublime sustulit testudinem: quae cum

abdidisset cornea corpus domo, nec ullo pacto laedi posset condita, venit per auras cornix, et propter volans ‘Opimam sane

praedam rapuisti unguibus; sed, nisi monstraro quid sit faciendum tibi, gravi nequiquam te lassabit pondere.’ promissa parte

suadet ut scopulum super altis ab astris duram inlidat corticem, qua comminuta facile vescatur cibo. inducta vafris aquila

monitis paruit, simul et magistrae large divisit dapem. Sic tuta quae Naturae fuerat munere, impar duabus, occidit tristi

nece.

Versione tradotta

Contro i potenti nessuno è sufficientemente munito; se però si sarà aggiunto un malefico consigliere, forza e malvagità

assediano ogni cosa, atterra. L’aquila alzò in alto una testuggine: ma avendo essa nascosto il corpo nella casa di corno, e non

potendo in nessun modo, protetta, esser colpita, giunse per l’aria una cornacchia e volando vicino: ”Certamente con gli artigli

afferrasti una ricca preda; ma, se non ti avrò mostrato cosa devi fare, invano ti stancherà col grosso peso.”
Promessa una

parte convince sopra uno scoglio dalle alte stelle a sbattere la dura corteccia, dove sbriciolatasi sia magiata facilmente come

cibo. L’aquila spinta dagli astuti consigli obbedì, ed insieme divise il banchetto generosamente per la maestra. Così colei che

per dono di Natura era stata sicura, impari a due, morì di triste morte.

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