Muli gravati sarcinis ibant duo: unus ferebat fiscos cum pecunia, alter tumentis multo saccos hordeo. Ille onere
dives celsa cervice eminens, clarumque collo iactans tintinabulum; comes quieto sequitur et placido gradu. Subito latrones ex
insidiis advolant, interque caedem ferro ditem sauciant: diripiunt nummos, neglegunt vile hordeum. spoliatus igitur casus cum
fleret suos, ‘Equidem’ inquit alter ‘me contemptum gaudeo; nam nil amisi, nec sum laesus vulnere’. Hoc argumento
tuta est hominum tenuitas, magnae periclo sunt opes obnoxiae.
Versione tradotta
Due muli appesantiti dalle some
procedevano: uno portava panieri con denaro, laltro sacchi gonfi di molto orzo. Quello ricco per il peso elevandosi a testa
alta, e scuotendo col collo lo squillante sonaglio;
il compagno seguiva con quieto e placido passo. Improvvisamente i
briganti corrono verso le insidie , e durante il colpo feriscono col ferro il ricco: rubano le monete, trascurano il vile orzo.
Il derubato dunque piangendo i suoi casi, Davvero, disse laltro, godo desser stato disprezzato; infatti non ho perso nulla,
né sono stato ferito.
Con questa dimostrazione la povertà degli uomini è sicura, le grandi ricchezze sono soggette a
rischio.
- Letteratura Latina
- Le Fabulae di Fedro
- Fedro