Tandem aliquando, Quirites, L. Catilinam furentem audacia, scelus anhelantem,
pestem patriae nefarie molientem, vobis atque huic urbi ferro flammaque minitantem ex urbe vel eiecimus vel emisimus vel ipsum
egredientem verbis prosecuti sumus. Abiit, excessit, evasit, erupit. Nulla iam pernicies a monstro illo atque prodigio moenibus
ipsis intra moenia comparabitur. Atque hunc quidem unum huius belli domestici ducem sine controversia vicimus. Non enim iam
inter latera nostra sica illa versabitur, non in campo, non in foro, non in curia, non denique intra domesticos parietes
pertimescemus. Loco ille motus est, cum est ex urbe depulsus. Palam iam cum hoste nullo inpediente bellum iustum geremus. Sine
dubio perdidimus hominem magnificeque vicimus, cum illum ex occultis insidiis in apertum latrocinium coniecimus.
Versione tradotta
Una buona volta,finalmente,quel Lucio Catilina,furibondo per lardire,anelante al
delitto,ignobilmente minacciante peste alla Patria e ferro e fuoco a voi ed a questa città,lo abbiamo cacciato dalla città,lo
abbiamo mandato via e con le parole lo abbiamo inseguito mentre fuggiva.E andato via,è uscito,è fuggito,si è
precipitato.Nessunaltra sventura per la nostra città potrà essere preparata da quel mostro spaventoso entro le nostre mura.Ed
abbiamo sconfitto senza lotta il capo solitario di questa guerra interna.Infatti,quel pugnale non sarà più confitto nei nostri
fianchi,non avremo più paura né nel campo,né nel Foro,né nella Curia,né fra le pareti domestiche.Egli si è mosso da dovera
poiché è stato espulso dalla città.Ora,con alcun nemico che ce lo impedisca,combatteremo apertamente una guerra giusta.Senza
alcun dubbio abbiamo condotto luomo alla perdizione ed abbiamo vinto magnificamente,poiché lo abbiamo costretto ad uscire
dalle insidie occulte allaperta sedizione.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- Catilinarie