Caesar honoris Diviciaci atque Haeduorum causa sese eos in fidem recepturum et conservaturum dixit; quod erat civitas magna inter Belgas auctoritate atque hominum multitudine praestabat, sescentos obsides poposcit. His traditis omnibusque armis ex oppido conlatis ab eo loco in fines Ambianorum pervenit, qui se suaque omnia sine mora dediderunt. Eorum fines Nervii attingebant. Quorum de natura moribusque cum quaereret, sic reperiebat: nullum esse aditum ad eos mercatoribus; nihil pati vini reliquarumque rerum ad luxuriam pertinentium inferri, quod his rebus relanguescere animos eorum virtutemque remitti existimarent; esse homines feros magnaeque virtutis; increpitare atque incusare reliquos Belgas, qui se populo Romano dedidissent patriamque virtutem proiecissent; confirmare sese neque legatos missuros neque ullam condicionem pacis accepturos.
Versione tradotta
Cesare per l’onore di Diviziaco e per gli Edui disse che li avrebbe accolti in protezione e li avrebbe salvati; poiché era una nazione grande e tra i Belgi era superiore per prestigio e per quantità di uomini, chiese seicento ostaggi.
Consegnatisi questi e raccolte tutte le armi in città da quel luogo giunse nei territori degli Ambiani, che senza indugio consegnarono sé e tutti i loro beni. I Nervi toccavano i loro territori. Indagando sulla loro natura e costumi, così scopriva: i mercanti non avevano alcun accesso verso di loro; non tolleravano che si importasse niente di vino e di altre cose che riguardassero il lusso, perché pensavano che con quelle cose i loro animi si indebolivano ed il valore diminuiva; erano uomini feroci e di grande coraggio; incolpavano ed accusavano gli altri Belgi, che si erano consegnati al popolo romano ed avevano buttato il valore patrio; garantivano che loro non avrebbero mandato ambasciatori né avrebbero accettato alcuna condizione di pace.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cesare
- De Bello Gallico