Quod vero non cruentum mucronem, ut voluit, extulit, quod vivis nobis egressus est, quod ei
ferrum e manibus extorsimus, quod incolumes cives, quod stantem urbem reliquit, quanto tandem illum maerore esse adflictum et
profligatum putatis? Iacet ille nunc prostratus, Quirites, et se perculsum atque abiectum esse sentit et retorquet oculos
profecto saepe ad hanc urbem, quam e suis faucibus ereptam esse luget; quae quidem mihi laetari videtur, quod tantam pestem
evomuerit forasque proiecerit.
Versione tradotta
Da quanta tristezza ritenete che egli sia afflitto e
prostrato,per il fatto che non abbia portato via una spada insanguinata,come avrebbe voluto,che se ne sia andato mentre noi
siamo sempre vivi,che gli abbiamo strappato larma dalle mani,che i cittadini siano incolumi,che egli abbia immediatamente
abbandonato la città? Ora,o Quiriti,egli giace là prostrato e si sente sconfitto ed abbietto,e spesso volge indietro gli occhi
verso questa città,che egli lamenta gli sia stata strappata dalle grinfie,ma che a me sembra rallegrarsi di aver vomitato ed
espulso una peste sì grande.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- Catilinarie