Caesar cum septimam legionem quae iuxta constiterat, item urgeri ab hoste vidisset, tribunos militum monuit ut paulatim sese legiones coniungerent et conversa signa in hostes inferrent. Quo facto cum alius alii subsidium ferret neque timerent ne aversi ab hoste circumvenirentur, audacius resistere ac fortius pugnare coeperunt. Interim milites legionum duarum, quae in novissimo agmine praesidio impedimentis fuerant, proelio nuntiato cursu incitato in summo colle ab hostibus conspiciebantur, et Labienus castris hostium potitus et ex loco superiore, quae res in nostris castris gererentur, conspicatus decimam legionem subsidio nostris misit. Qui cum ex equitum et calonum fuga, quo in loco res esset quantoque in periculo et castra et legiones et imperator versaretur, cognovissent, nihil ad celeritatem sibi reliqui fecerunt.
Versione tradotta
Cesare, avendo visto che la settima legione che s’era fermata vicino, era ugualmente incalzata dal nemico, ordinò ai tribuni dei soldati che le legioni a poco a poco si unissero e girate le insegne le volgessero contro i nemici.
Fatto questo, poiché uno portava soccorso all’altro e non temevano, giratisi, di esser circondati dal nemico, cominciarono a resistere più audacemente e combattere più aspramente. Intanto i soldati delle due legioni, che erano state di guardia ai carriaggi nella retroguardia, annunciata la battaglia, a corsa sfrenata erano osservati sulla cima del colle dai nemici, e Labieno impadronitosi degli accampamenti dei nemici e dalla postazione superiore, avendo osservato le cose che si facevano nei nostri accampamenti, mandò in soccorso ai nostri la decima legione. Egli infatti, avendo saputo dalla fuga dei cavalieri e dei portatori, in quale posizione fosse la situazione ed in quale grave pericolo si trovassero gli accampamenti, le legioni ed il generale, non si fece nessuna esitazione per la velocità.
- De Bello Gallico
- Libro 2
- Cesare
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