Ab urbe condita - Libro 2, Par. 33 - Studentville

Ab urbe condita - Libro 2, Par. 33

Agi deinde de concordia coeptum, concessumque in

condiciones ut plebi sui magistratus essent sacrosancti quibus auxilii latio aduersus consules esset, neue cui patrum capere

eum magistratum liceret. Ita tribuni plebei creati duo, C. Licinius et L. Albinus. Ii tres collegas sibi creauerunt. In his

Sicinium fuisse, seditionis auctorem: de duobus, qui fuerint minus conuenit. Sunt qui duos tantum in Sacro monte creatos

tribunos esse dicant, ibique sacratam legem latam. Per secessionem plebis Sp. Cassius et Postumius Cominius consulatum

inierunt. Iis consulibus cum Latinis populis ictum foedus. Ad id feriendum consul alter Romae mansit: alter ad Volscum bellum

missus Antiates Volscos fundit fugatque; compulsos in oppidum Longulam persecutus moenibus potitur. Inde protinus Poluscam,

item Volscorum, cepit; tum magna ui adortus est Coriolos. Erat tum in castris inter primores iuuenum Cn. Marcius, adulescens et

consilio et manu promptus, cui cognomen postea Coriolano fuit. Cum subito exercitum Romanum Coriolos obsidentem atque in

oppidanos, quos intus clausos habebat, intentum, sine ullo metu extrinsecus imminentis belli, Volscae legiones profectae ab

Antio inuasissent, eodemque tempore ex oppido erupissent hostes, forte in statione Marcius fuit. Is cum delecta militum manu

non modo impetum erumpentium rettudit, sed per patentem portam ferox inrupit in proxima urbis, caedeque facta ignem temere

arreptum imminentibus muro aedificiis iniecit. Clamor inde oppidanorum mixtus muliebri puerilique ploratu ad terrorem, ut

solet, primum orto et Romanis auxit animum et turbauit Volscos utpote capta urbe cui ad ferendam opem uenerant. Ita fusi Volsci

Antiates, Corioli oppidum captum; tantumque sua laude obstitit famae consulis Marcius ut, nisi foedus cum Latinis in columna

aenea insculptum monumento esset ab Sp. Cassio uno, quia collega afuerat, ictum, Postumum Cominium bellum gessisse cum Volscis

memoria cessisset. Eodem anno Agrippa Menenius moritur, uir omni in uita pariter patribus ac plebi carus, post secessionem

carior plebi factus. Huic interpreti arbitroque concordiae ciuium, legato patrum ad plebem, reductori plebis Romanae in urbem

sumptus funeri defuit; extulit eum plebs sextantibus conlatis in capita.

Versione tradotta

Venne

allora affrontato il tema della riconciliazione e si giunse al seguente compromesso: la plebe avrebbe avuto dei magistrati

sacri e inviolabili il cui compito sarebbe stato quello di prendere le sue difese contro i consoli, e nessun patrizio avrebbe

potuto avere quest'incarico. Quindi furono eletti due tribuni della plebe, Caio Licinio e Lucio Albino. A loro volta essi si

scelsero tre colleghi, uno dei quali era Sicinio, il promotore della rivolta. Sui nomi degli altri due ci sono parecchie

incertezze. Alcuni autori sostengono che sul monte Sacro vennero eletti soltanto due tribuni e che lì fu proposta la legge

sull'inviolabilità. Durante la secessione della plebe, Spurio Cassio e Postumio Cominio erano diventati consoli. Nel corso

del loro mandato fu stipulato un trattato di alleanza con le popolazioni latine. Per concluderlo, uno dei consoli rimase a

Roma. Il suo collega, invece, incaricato di una campagna contro i Volsci, sbaragliò e disperse i Volsci di Anzio; quindi,

costringendoli a rifugiarsi a Longula, li inseguì ed espugnò la città. Subito dopo conquistò Polusca, altra città dei Volsci.

Poi attaccò con estrema decisione Corioli. Tra i giovani nobili c'era allora arruolato Gneo Marzio, tipo sveglio e risoluto,

che in séguito fu soprannominato Coriolano. Mentre l'esercito romano era intento all'assedio di Corioli e teneva gli

occhi puntati sugli abitanti compressi all'interno delle mura, senza alcuna preoccupazione di un eventuale attacco

dall'esterno, fu all'improvviso assalito da un contingente di Volsci partiti da Anzio e contemporaneamente sorpreso da

una sortita degli assediati. Per caso Marzio era di guardia. Con un pugno di soldati scelti non solo tamponò la sortita, ma

ebbe anche il coraggio di buttarsi oltre la porta dove compì un massacro nei quartieri più vicini e, trovandosi del fuoco per

le mani, incendiò gli edifici che sovrastavano il muro. Il panico dei cittadini che, come sempre succede, seguì, misto ai

pianti delle donne e dei bambini, la prima reazione degli assediati, tonificò i Romani e demoralizzò i Volsci, ovviamente

sconsolati dalla resa della città cui eran venuti in soccorso. Così furono sbaragliati i Volsci di Anzio e conquistata la città

di Corioli. L'impresa di Marzio eclissò la gloria del console al punto che, se il trattato coi Latini, concluso dal solo

Spurio Cassio in assenza del collega, non fosse rimasto inciso a perenne memoria su una colonna di bronzo, nessuno si

ricorderebbe che Postumio Cominio combatté contro i Volsci. Quello stesso anno morì Menenio Agrippa, l'uomo che in vita era

stato ugualmente caro alla plebe e ai senatori e che dopo la secessione sul monte Sacro fu più caro alla plebe. L'uomo che

aveva fatto da mediatore e da interprete della riconciliazione tra i cittadini, che era stato l'ambasciatore del senato

presso la plebe e colui che l'aveva ricondotta a Roma, non lasciò il denaro sufficiente per pagarsi il funerale: ci pensò

così la plebe, con una sottoscrizione di un sesto di asse a testa.

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