De Republica, Libro 2, Par. 48 - Studentville

De Republica, Libro 2, Par. 48

Simul atque enim se inflexit hic

rex in dominatum iniustiorem, fit continuo tyrannus, quo neque taetrius neque foedius nec diis hominibusque invisius animal

ullum cogitari potest. Qui, quamquam figura est hominis, morum tamen immanitate vastissimas vincit beluas. Quis enim hunc

hominem rite dixerit, qui sibi cum suis civibus, qui denique cum omni hominum genere nullam iuris communionem, nullam

humanitatis societatem velit?

Versione tradotta

Infatti non

appena questo re si è volto verso un tipo di dominio troppo autoritario è divenuto il tiranno, nel quale non può essere

ravvisato (al quale non può essere paragonato) nessun animale né il più ripugnante, né il più terribile, né il più inviso agli

uomini e agli dei. E questi, nonostante sia di aspetto umano, tuttavia per la ferocia dei suoi modi supera persino le belve più

feroci. Chi infatti definirebbe costui a buon diritto uomo? Colui che non vorrebbe per sé, insieme con i suoi cittadini e anche

con ogni tipo di uomini, nessuna forma di comunione di diritto, nessuna società umana?

  • Letteratura Latina
  • De Republica di Cicerone
  • Cicerone

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