Simul atque enim se inflexit hic rex in dominatum iniustiorem, fit
continuo tyrannus, quo neque taetrius neque foedius nec diis hominibusque invisius animal ullum cogitari potest. Qui, quamquam
figura est hominis, morum tamen immanitate vastissimas vincit beluas. Quis enim hunc hominem rite dixerit, qui sibi cum suis
civibus, qui denique cum omni hominum genere nullam iuris communionem, nullam humanitatis societatem velit?
Versione tradotta
Infatti non appena questo re si è volto verso un tipo di
dominio troppo autoritario è divenuto il tiranno, nel quale non può essere ravvisato (al quale non può essere paragonato)
nessun animale né il più ripugnante, né il più terribile, né il più inviso agli uomini e agli dei. E questi, nonostante sia di
aspetto umano, tuttavia per la ferocia dei suoi modi supera persino le belve più feroci. Chi infatti definirebbe costui a buon
diritto uomo? Colui che non vorrebbe per sé, insieme con i suoi cittadini e anche con ogni tipo di uomini, nessuna forma di
comunione di diritto, nessuna società umana? [...]
- Letteratura Latina
- De Republica di Cicerone
- Cicerone