Paragrafo 36
Erat igitur ex iis tribus quae
ad gloriam pertinerent hoc tertium ut cum admiratione hominum honore ab iis digni iudicaremur. Admirantur igitur communiter
illi quidem omnia quae magna et praeter opinionem suam animadverterunt separatim autem in singulis si perspiciunt nec opinata
quaedam bona. Itaque eos viros suspiciunt maximisque efferunt laudibus in quibus existimant se excellentes quasdam et
singulares perspicere virtutes despiciunt autem eos et contemnunt in quibus nihil virtutis nihil animi nihil nervorum putant.
Non enim omnes eos contemnunt de quibus male existumant. Nam quos improbos maledicos fraudulentos putant et ad faciendam
iniuriam instructos eos contemnunt quidem neutiquam sed de iis male existumant. Quam ob rem ut ante dixi contemnuntur ii qui
‘nec sibi nec alteri’ ut dicitur in quibus nullus labor nulla industria nulla cura
est.
Paragrafo 37
Admiratione autem adficiuntur ii qui anteire ceteris virtute
putantur et cum omni carere dedecore tum vero iis vitiis quibus alii non facile possunt obsistere. Nam et voluptates
blandissumae dominae maioris partis animos a virtute detorquent et dolorum cum admoventur faces praeter modum plerique
exterrentur; vita mors divitiae paupertas omnes homines vehementissime permovent. Quae qui in utramque partem excelso animo
magnoque despiciunt cumque aliqua iis ampla et honesta res obiecta est totos ad se convertit et rapit tum quis non admiretur
splendorem pulcritudinemque virtutis?
Paragrafo 38
Ergo et haec animi despicientia
admirabilitatem magnam facit et maxume iustitia ex qua una virtute viri boni appellantur mirifica quaedam multitudini videtur
nec iniuria. Nemo enim iustus esse potest qui mortem qui dolorem qui exilium qui egestatem timet aut qui ea quae sunt his
contraria aequitati anteponit. Maximeque admirantur eum qui pecunia non movetur; quod in quo viro perspectum sit hunc igni
spectatum arbitrantur. Itaque illa tria quae proposita sunt ad gloriam omnia iustitia conficit et benivolentiam quod prodesse
vult plurimis et ob eandem causam fidem et admirationem quod eas res spernit et neglegit ad quas plerique inflammati aviditate
rapiuntur.
Paragrafo 39
Ac mea quidem sententia omnis ratio atque institutio vitae
adiumenta hominum desiderat in primisque ut habeat quibuscum possit familiares conferre sermones; quod est difficile nisi
speciem prae te boni viri feras. Ergo etiam solitario homini atque in agro vitam agenti opinio iustitiae necessaria est eoque
etiam magis quod eam si non habebunt [iniusti habebuntur] nullis praesidiis saepti multis afficientur
iniuriis.
Paragrafo 40
Atque iis etiam qui vendunt emunt conducunt locant
contrahendisque negotiis implicantur iustitia ad rem gerendam necessaria est cuius tanta vis est ut ne illi quidem qui
maleficio et scelere pascuntur possint sine ulla particula iustitiae vivere. Nam qui eorum cuipiam qui una latrocinantur
furatur aliquid aut eripit is sibi ne in latrocinio quidem relinquit locum ille autem qui archipirata dicitur nisi aequabiliter
praedam dispertiat aut interficiatur a sociis aut relinquatur. Quin etiam leges latronum esse dicuntur quibus pareant quas
observent. Itaque propter aequabilem praedae partitionem et Bardulis Illyrius latro de quo est apud Theopompum magnas opes
habuit et multo maiores Viriatus Lusitanus cui quidem etiam exercitus nostri imperatoresque cesserunt quem C. Laelius is qui
Sapiens usurpatur praetor fregit et comminuit ferocitatemque eius ita repressit ut facile bellum reliquis traderet. Cum igitur
tanta vis iustitiae sit ut ea etiam latronum opes firmet atque augeat quantam eius vim inter leges et iudicia et in constituta
re publica fore putamus?
Versione tradotta
Dei tre aspetti riguardanti la gloria, il terzo era
costituito dal fatto che noi siamo giudicati dagli uomini degni di onore e, nello stesso tempo, di ammirazione. Gli uomini,
dunque, ammirano in generale quelle qualità che ritengo grandi e superiori ad ogni loro pensiero; in particolare, poi, se
osservano nei singoli individui delle qualità inattese. Perciò essi guardano con ammirazione, e innalzano con grandissime lodi,
quegli uomini nei quali pensano di individuare eccellenti e singolari virtù, mentre guardano con commiserazione e disprezzano
quelli che, secondo il loro giudizio, non hanno alcuna virtù, alcun coraggio ed alcuna energia. Ma non disprezzano tutti coloro
dei quali non hanno stima; infatti non disprezzano affatto quelli che ritengono disonesti, calunniatori, ingannatori e pronti a
far offese, ma ne hanno una cattiva opinione. Perciò, come ho detto prima, vengono disprezzati quelli che non sono - come si
dice - " ne per sé nè per altri ", i quali non lavorano, non sono operosi, non s'interessano di
nulla.
Sono invece ammirati quelli che, secondo l'opinione comune,
superano gli altri in virtù e sono scevri d'ogni macchia morale e da quei vizi, ai quali gli altri non possono opporre una
facile resistenza. Infatti i piaceri, dolcissimi tiranni, allontanano dalla virtù l'animo della maggior parte degli uomini e,
avvicinandosi le fiaccole dei dolori, i più si atterriscono fuor di misura; la vita, la morte, le ricchezze, la povertà
sconvolgono profondamente tutti gli uomini. che disprezzano con animo nobile e superiore queste cose, in un senso e
nell'altro, e quando si presenta loro un'impresa nobile ed onesta, e li attira a sé e quasi li rapisce interamente, allora
chi non ammira lo splendore e la bellezza della virtù?
Il disprezzo di
queste cose suscita grande ammirazione; soprattutto la giustizia, l'unica virtù in base alla quale gli uomini sono chiamati
onesti, appare straordinaria alla folla: e non a torto. Infatti non può essere giusto chi teme la morte, il dolore, l'esilio o
chi antepone alla giustizia il contrario di queste cose. Ammirano soprattutto colui che rimane imperturbabile di fronte al
denaro, e ritengono che l'uomo, in cui questa virtù sia stata accertata, abbia superato la prova del fuoco. Perciò la
giustizia riunisce tutti e tre gli aspetti che ho sopra esposti per il conseguimento della gloria, ed anche la benevolenza -
perché vuol giovare a moltissimi - e per il medesimo motivo la fiducia e l'ammirazione, perché disprezza e trascura quei beni
verso i quali i più, eccitati da un desiderio sfrenato, sono trasportati.
39
Secondo il mio parere, ogni maniera e ordine di vita ha bisogno dell'aiuto degli uomini, in primo luogo perché si
abbia con chi poter parlare familiarmente; il che è difficile, se tu non hai l'aspetto di un uomo onesto. Dunque anche
all'uomo solitario e che trascorre la vita in campagna è necessaria la fama di uomo giusto, e tanto più per il fatto che, se
non l'avrà, [verrà considerato ingiusto] non essendo protetto da alcun aiuto sarà offeso molte
volte.
Ma anche a coloro che vendono, comprano, prendono e danno in
affitto e sono occupati in trattative commerciali, la giustizia è necessaria per trattare gli affari, ed è così grande la sua
potenza, che neppure quanti si pascono di scelleratezze e misfatti possono vivere senza una sua porzione, sia pur minima. Chi,
infatti, ruba o strappa qualcosa ad un membro della banda di ladri cui appartiene, deve abbandonare il suo posto in quella
banda; ma colui che è detto capo dei pirati, qualora non distribuisse il bottino in parti uguali, o sarebbe ucciso dai suoi
compagni o verrebbe abbandonato. Che anzi si dice che esistano delle leggi proprie dei briganti, alle quali essi obbediscono ed
ottemperano. Così per la sua giusta divisione del bottino il brigante illirico Barduli - di cui parla Teopompo - ebbe grande
potenza, e di gran lunga superiore fu quella del lusitano Viriato, di fronte al quale cedettero anche i nostri eserciti ed i
nostri generali. Ne fiaccò la potenza Gaio Lelio, detto il Sapiente, da pretore, e ne diminuì la ferocia, reprimendola tanto da
lasciare ai suoi successori una facile guerra. Dunque, dal momento che è tanto grande la forza della giustizia che anche
rafforza ed aumenta la potenza dei briganti, quanto grande penseremo che sia la sua forza nell'applicazione delle leggi, dei
tribunali, in uno Stato ordinato?
- Letteratura Latina
- De Officiis di Cicerone
- Cicerone