Paragrafo 46
Ut igitur in reliquis rebus multo maiora opera sunt animi
quam corporis sic eae res quas ingenio ac ratione persequimur gratiores sunt quam illae quas viribus. Prima igitur commendatio
proficiscitur a modestia tum pietate in parentes in suos benivolentia. Facillume autem et in optimam partem cognoscuntur
adulescentes qui se ad claros et sapientes viros bene consulentes rei publicae contulerunt quibuscum si frequentes sunt
opinionem adferunt populo eorum fore se similes quos sibi ipsi delegerint ad
imitandum.
Paragrafo 47
P. Rutilii adulescentiam ad opinionem et innocentiae et iuris
scientiae P. Mucii commendavit domus. Nam L. quidem Crassus cum esset admodum adulescens non aliunde mutuatus est sed sibi ipse
peperit maximam laudem ex illa accusatione nobili et gloriosa et qua aetate qui exercentur laude adfici solent ut de Demosthene
accepimus ea aetate L. Crassus ostendit id se in foro optume iam facere quod etiam tum poterat domi cum laude
meditari.
Paragrafo 48
Sed cum duplex ratio sit orationis quarum in altera sermo sit
in altera contentio non est id quidem dubium quin contentio [orationis] maiorem vim habeat ad gloriam (ea est enim quam
eloquentiam dicimus); sed tamen difficile dictu est quantopere conciliet animos comitas adfabilitasque sermonis. Extant
epistolae et Philippi ad Alexandrum et Antipatri ad Cassandrum et Antigoni ad Philippum filium trium prudentissimorum (sic enim
accepimus); quibus praecipiunt ut oratione benigna multitudinis animos ad benivolentiam alliciant militesque blande appellando
[sermone] deleniant. Quae autem in multitudine cum contentione habetur oratio ea saepe universam excitat [gloriam]; magna est
enim admiratio copiose sapienterque dicentis; quem qui audiunt intellegere etiam et sapere plus quam ceteros arbitrantur. Si
vero inest in oratione mixta modestia gravitas nihil admirabilius fieri potest eoque magis si ea sunt in
adulescente.
Paragrafo 49
Sed cum sint plura causarum genera quae eloquentiam
desiderent multique in nostra re publica adulescentes et apud iudices et apud populum et apud senatum dicendo laudem assecuti
sint maxima est admiratio in iudiciis quorum ratio duplex est. Nam ex accusatione et ex defensione constat quarum etsi
laudabilior est defensio tamen etiam accusatio probata persaepe est. Dixi paulo ante de Crasso. Idem fecit adulescens M.
Antonius. Etiam P. Sulpicii eloquentiam accusatio inlustravit cum seditiosum et inutilem civem C. Norbanum in iudicium
vocavit.
Paragrafo 50
Sed hoc quidem non est saepe faciendum nec umquam nisi aut rei
publicae causa ut ii quos ante dixi aut ulciscendi gratia ut duo Luculli aut patrocinii ut nos pro Siculis pro Sardis in
Albucio Iulius. In accusando etiam M.’ Aquilio L. Fufii cognita industria est. Semel igitur aut non saepe certe. Sin erit cui
faciendum sit saepius rei publicae tribuat hoc muneris cuius inimicos ulcisci saepius non est reprehendendum; modus tamen
adsit. Duri enim hominis vel potius vix hominis videtur periculum capitis inferre multis. Id cum periculosum ipsi est tum etiam
sordidum ad famam committere ut accusator nominere; quod contigit M. Bruto summo genere nato illius filio qui iuris civilis in
primis peritus fuit.
Versione tradotta
Come in ogni altra atttività le opere dello spirito sono molto superiori a quelle del
corpo, così quelle imprese che ci prefiggiamo con l'ingegno e la ragione, sono più gradite di, quelle compiute con la forza
fisica. Il primo passo, dunque, verso la gloria parte dalla moderazione, unita al sentimento di pietà verso i genitori e alla
benevolenza verso i propri familiari. Assai facilmente si fanno riconoscere, e nel modo migliore, quei giovani che si sono
affidati ad uomini famosi e sapienti e che hanno buona cura dello Stato. Se li frequentano, suscitano l'opinione nel popolo,
che diventeranno simili a quelli che proprio essi si sono scelti come modelli.
47
L'essere stato nella famiglia di Publio Mucio servì come raccomandazione al giovane Publio Rutilio nel crearsi
fama di onestà morale e sapienza giuridica. Invero Lucio Crasso, ancora adolescente, non mutuò la sua grandissima gloria da
qualche parte, ma se la procurò da solo con quella sua requisitoria nobile e gloriosa; e, proprio in quell'età, in cui coloro
che si esercitano sogliono ottenere lodi - come sappiamo di Demostene - in quell'età, dunque, Lucio Crasso dimostrò nel foro
di esser già ottimamente capace di ciò che poteva realizzare anche allora in privato con
lode.
Essendo due le specie di discorsi, di cui l'uno è familiare,
l'altro oratorio, non vi è dubbio che il discorso oratorio abbia maggiore efficacia nel procurar la gloria (è quello che
chiamo eloquenza); ma è difficile a dirsi quanto la cordialità e l'affabilità del parlare concilino gli animi. Esistono delle
lettere di Filippo ad Alessandro, di Antipatro a Cassandro e di Antigono al figlio Filippo, tutti e tre uomini assai avveduti
(tale, infatti, è la tradizione); in esse consigliano di guadagnare alla benevolenza gli animi della folla con un parlare
affabile e di ammansire i soldati con un parlare lusinghiero. Quei discorsi solenni che si pronunziano davanti al popolo
suscitano spesso la gloria di tutti. E' grande, infatti, l'ammirazione per chi parla con facondia e sapienza, e coloro che
l'ascoltano lo credono più intelligente e sapiente degli altri. Se vi è nell'orazione una certa gravità mista a moderazione,
non vi può esser nulla di più ammirevole,,e tanto più se quelle qualità si riscontrano in un
giovane.
a poiché vi sono più generi di cause, che richiedono
l'eloquenza, e molti giovani nel nostro Stato hanno conseguito la gloria parlando davanti ai giudici, al popolo e al senato,
la più grande ammirazione è rivolta all'eloquenza giudiziaria. Due sono le sue specie, d'accusa e di difesa, delle quali,
benché sia più degna di lode la difesa, tuttavia molto spesso suscita l'approvazione anche l'accusa. Ho parlato poco fa di
Crasso; lo stesso fece Marco Antonio da giovane. Anche l'eloquenza di Publio Sulpicio trasse lustro da un'accusa, quando
chiamò in giudizio quel sedizioso e pericoloso cittadino Gaio Norbano.
50
Tuttavia questo non si deve fare spesso, né mai se non in difesa dello Stato. come nel caso di quelli di cui ho
parlato prima, o per vendicarsi, come nel caso dei due Luculli, o per difendere altri, come nella mia causa in difesa dei
Siciliani e come fece Giulio in difesa dei Sardi, nel caso di Albucio. Anche nell'accusa contro Manio Aquilio apparve chiara
l'operosità di Lucio Fufio. Si accusi, dunque, una sola volta o, almeno, non spesso. Se invece, c'è qualcuno che debba
ricorrere più spesso all'accusa, lo faccia come servizio per la patria; non si deve riprendere, difatti, il punire di
frequente i suoi nemici: tuttavia ci vuole misura, perché ci si fa la fama di uomo crudele o piuttosto nemmeno di uomo, nel
mettere molti in pericolo mortale. E' pericoloso per se stessi ed anche infamante procurarsi la nomea di accusatore. Ciò toccò
a Marco Bruto, nato da nobilissima famiglia e figlio di quello che fu tra i migliori esperti di diritto
civile.
- Letteratura Latina
- De Officiis di Cicerone
- Cicerone