Paragrafo 86
In his autem utilitatum praeceptis Antipater Tyrius
Stoicus qui Athenis nuper est mortuus duo praeterita censet esse a Panaetio valitudinis curationem et pecuniae; quas res a
summo philosopho praeteritas arbitror quod essent faciles; sunt certe utiles. Sed valetudo sustentatur notitia sui corporis et
observatione quae res aut prodesse soleant aut obesse et continentia in victu omni atque cultu corporis tuendi causa
praetermittendis voluptatibus postremo arte eorum quorum ad scientiam haec pertinent.
Paragrafo
87
Res autem familiaris quaeri debet iis rebus a quibus abest turpitudo conservari autem diligentia et parsimonia
eisdem etiam rebus augeri. Has res commodissime Xenophon Socraticus persecutus est in eo libro qui Oeconomicus inscribitur quem
nos ista fere aetate cum essemus qua es tu nunc e Graeco in Latinum convertimus. Sed toto hoc de genere de quaerenda de
collocanda pecunia (vellem etiam de utenda) commodius a quibusdam optimis viris ad Ianum medium sedentibus quam ab ullis
philosophis ulla in schola disputatur. Sunt tamen ea cognoscenda; pertinent enim ad utilitatem de qua hoc libro disputatum
est.
Paragrafo 88
Sed utilitatum comparatio quoniam hic locus erat quartus a Panaetio
praetermissus saepe est necessaria. Nam et corporis commoda cum externis [et externa cum corporis] et ipsa inter se corporis et
externa cum externis comparari solent. Cum externis corporis hoc modo comparantur valere ut malis quam dives esse [cum corporis
externa hoc modo dives esse potius quam maximis corporis viribus] ipsa inter se corporis sic ut bona valitudo voluptati
anteponatur vires celeritati externorum autem ut gloria divitiis vectigalia urbana
rusticis.
Paragrafo 89
Ex quo genere comparationis illud est Catonis senis: a quo cum
quaereretur quid maxime in re familiari expediret respondit: “Bene pascere”; quid secundum: “Satis bene pascere”; quid tertium:
“Male pascere”; quid quartum “Arare”; et cum ille qui quaesierat dixisset: “Quid faenerari?” tum Cato: “Quid hominem” inquit
“occidere?” Ex quo et multis aliis intellegi debet utilitatum comparationes fieri solere recteque hoc adiunctum esse
exquirendorum officiorum genus. Reliqua deinceps persequemur.
Versione tradotta
Riguardo a
questi precetti sull'utile, lo Stoico Antipatro di Tiro, che da poco è morto in Atene, pensa che Panezio abbia trascurato due
temi: la cura della propria salute e quella del patrimonio. Penso che quel sommo filosofo li abbia tralasciati per la loro
facilità; sono certamente utili. Ma la salute si mantiene con la conoscenza del proprio corpo, con l'osservazio ne di ciò che
solitamente ci giova o ci nuoce, con la morigeratezza nel vitto e nel mantenimento del corpo, per conservarlo sano, tralasciati
i piaceri, ed infine con l'attività. professionale di quelli, la cui scienza riguarda queste
cose.
Il patrimonio familiare si deve ricercare con mezzi dai quali sia
lontana la disonestà, conservare con diligenza e parsimonia e accrescere con gli stessi mezzi. Senofonte, discepolo di Socrate,
trattò tutti questi temi in modo assai adeguato in quel libro che s' intitola 'Economico', che io tradussi dal Greco in
Latino quando avevo press'a poco la tua età. Ma dell'intera questione relativa al modo di procurarsi il denaro e di
investirlo (e vorrei anche sul modo di usarlo bene), si discute con maggiore opportunità da parte di certe brave persone che
risiedono presso il Giano di mezzo, che non da parte di alcun filosofo in una scuola. Tuttavia si devono conoscere; riguardano,
difatti, l'utile, del quale si è trattato in questo libro.
Ma il
paragone tra due cose utili - poiché questo era il quarto punto, tralasciato da Panezio e spesso necessario: infatti si è
soliti paragonare i vantaggi del corpo con quelli esterni [e gli esterni con quelli del corpo] e quelli stessi del corpo tra di
loro, e gli esterni con gli esterni. Si paragonano i vantaggi fisici con quelli esterni, quando ci si chiede se si preferisce
la salute alla ricchezza, [si paragonano quelli esterni coi corporali in questo modo, per vedere se è possibile esser ricchi
piuttosto che avere una forza fisica grandissima] e quelli stessi fisici sì da anteporre la buona salute al piacere, la forza
alla rapidità; ed infine il confronto degli esterni, così da anteporre la gloria alle ricchezze, le imposte delle città a
quelle delle campagne.
A questo genere di raffronto appartiene quel detto
di Catone il vecchio: essendogli stato chiesto che cosa giovasse massimamente al patrimonio, rispose: "Allevare bene il
bestiame"; e che cosa, in secondo luogo: "Allevarlo sufficientemente bene"; e che cosa, in terzo luogo: "Allevarlo male"; che
cosa, in quarto luogo: "Arare". E avendogli detto l'interrogante: "E che, del dare ad usura?" allora Catone rispose: "E che
dell'uccidere un uomo?". Da questo e da molti altri esempi si deve capire che i paragoni tra le cose utili si fanno
comunemente, e che opportunamente è stato aggiunto questo quarto tipo di indagine sui doveri. Passeremo, quindi, al
resto.
- Letteratura Latina
- De Officiis di Cicerone
- Cicerone