Atticus: Equidem qui nunc potissimum huc venerim satiari non queo magnificasque villas et pavimenta marmorea et laqueata tecta contemno. Ductus vero aquarum quos isti Nilos et Euripos vocant quis non cum haec videat inriserit? Itaque ut tu paulo ante de lege et de iure disserens ad naturam referebas omnia sic in his ipsis rebus quae ad requietem animi delectationemque quaeruntur natura dominatur. Quare antea mirabar nihil enim his in locis nisi saxa et montis cogitabam itaque ut facerem et narrationibus inducebar tuis et versibus sed mirabar ut dixi te tam valde hoc loco delectari. Nunc contra miror te cum Roma absis usquam potius esse.
Versione tradotta
Attico: - Quanto a me, che sono venuto qui proprio in questa stagione, non sono stanco di saziarmene, ed al confronto mi sembrano un nulla le magnificenze delle ville ed i pavimenti di marmo ed i soffitti a cassettoni, come pure quei canali d'acqua che questa gente chiama Nili ed Euripi. Chi non sorriderebbe soddisfatto dopo aver visto questo paesaggio? Come tu poco fa discutendo di legge e di diritto riconducevi tutto alla natura, così anche in queste cose, che sono apprezzate per la distensione ed la gioia dell'animo, quella che domina è la natura. Per questo io prima mi stupivo, pensando che in questi luoghi non vi fossero altro che rocce e montagne, ed a ciò mi spingevano le tue orazioni ed i tuoi versi. Mi stupivo, come ho detto, che tu provassi tanto godimento in questi luoghi; ora invece mi stupisco che durante le tue assenze da Roma tu possa stare in qualche altra località.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus