‘Sacrum commissum quod neque expiari poterit impie commissum esto; quod expiari poterit publici sacerdotes expianto.’ ‘Loedis publicis quod sive curriculo et certatione corporum cantu et fidibus et tibiis fiat popularem laetitiam moderanto eamque cum divum honore iungunto.’ ‘Ex patriis ritibus optuma colunto.ë ‘Praeter Idaeae Matris famulos eosque iustis diebus ne quis stipem cogito.’ ‘Sacrum sacrove commendatum qui clepsit rapsitve parricida esto.’ ‘Periurii poena divina exitium humana dedecus.’ ‘Incestum pontifices supremo supplicio sanciunto.’ ‘Impius ne audeto placare donis iram deorum.’ ‘Caute vota reddunto.’ ‘Poena violati iuris esto.’ ‘ Nequis agrum consecrato.’ ‘Auri argenti eboris sacrandi modus esto.’ ‘Sacra privata perpetua manento.’ ‘Deorum Manium iura sancta sunto. nos leto datos divos habento. Sumptum in ollos luctumque minuunto.’
Versione tradotta
Un sacrilegio commesso che non potrà essere espiato, sia come una empietà commessa; quello che potrà essere espiato, lo espiino i pubblici sacerdoti. - Nei pubblici giochi, ove avvengano, sia con corse, sia con gare ginniche, moderino la popolare letizia nel canto e nelle cetre e nei flauti, e questa uniscano alle onoranze agli dèi. - Dei patrii riti coltivino gli ottimi. - Eccetto i servi della madre Idea, e questi in giorni fissati per legge, nessuno faccia collette. -Chi ruberà o rapirà cosa sacra o consacrata, sia parricida. - Dello spergiuro pena divina sia la morte, quella umana l'infamia. - I pontefici puniscano con la pena massima l'incesto. - L'empio non osi placare l'ira divina con doni. - Vi sia cautela nel fare voti; vi sia una pena per un diritto violato. Perciò nessuno consacri campagne. Vi sia un limite nel consacrare oro, argento, avorio. - I riti privati siano perpetui. - Inviolabili siano i diritti degli dèi Mani. Considerino dèi i buoni deceduti; per essi siano ridotti la spesa ed il lutto".
- De Legibus
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus