Atticus: Suade igitur si placet istam ipsam legem ut ego ‘ut ei tu rogas’ possim dicere.
Marcus: Ain tandem Attice? Non es dicturus aliter?
Atticus: Prorsus maiorem quidem rem nullam sciscam aliter in minoribus si voles remittam hoc tibi.
Quintus: Atque mea quidem sententia est.
Marcus: At ne longum fiat videte.
Atticus: Utinam quidem! Quid enim agere malimus?
Marcus: Caste iubet lex adire ad deos animo videlicet in quo sunt omnia; nec tollit castimoniam corporis sed hoc oportet intellegi quom multum animus corpori praestet observeturque ut casto corpore adeatur multo esse in animis id servandum magis. Nam illud vel aspersione aquae vel dierum numero tollitur animi labes nec diuturnitate evanescere nec amnibus ullis elui potest.
Versione tradotta
Attico: - Illustra dunque, se credi, proprio codesta legge, affinchè io possa pronunziare il " Sia come proponi".
Marco: - Questo tu dici? Non hai intenzione di dire qualcosa di diverso, Attico?
Attico: - Certamente non mi pronunzierò mai diversamente sulle questioni più importanti, ed in quelle di minor importanza, se vuoi, mi rimetterò a te.
Quinto: - Sono anch'io dello [stesso] avviso.
Marco: - Ma badate che non diventi cosa lunga.
Attico: - Magari fosse così! Che cosa infatti potremmo preferire di fare?
Marco: - La legge ordina di accostarsi con purezza agli dèi, purezza d'animo naturalmente, poiché in essa tutto è compreso; non esclude però la purezza del corpo, ma occorre che si capisca questo, cioè che, essendo l'anima considerata superiore al corpo, se ci si deve presentare con purezza di corpo, questo principio sarebbe molto più necessario osservarlo nell'anima. Quello infatti può essere purificato o con lustrazioni o col trascorrere di un certo numero di giorni; ma la macchia dell'anima non può né svanire col tempo né detergersi con l' acqua di un fiume.
- De Legibus
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus