Atticus: Age iam ista video fateorque esse magna. Sed est in conlegio vestro inter Marcellum et Appium optimos augures magna dissensio nam eorum ego in libros incidi cum alteri placeat auspicia ista ad utilitatem esse rei publicae composita alteri disciplina vestra quasi divinari videatur posse. Hac tu de re quaero quid sentias.
Marcus: Egone? Divinationem quam Graeci mavtikev appellant esse sentio et huius hanc ipsam partem quae est in avibus ceterisque signis disciplinae nostrae. Si enim deos esse concedimus eorumque mente mundum regi et eosdem hominum consulere generi et posse nobis signa rerum futurarum ostendere non video cur esse divinationem negem.
Versione tradotta
Attico: - Sì, osservo e ammetto che tutto ciò è importante; ma esiste un grave dissenso nel vostro collegio tra gli àuguri migliori, Marcello ed Appio - infatti anch'io mi sono imbattuto nei loro libri -, sostenendo l'uno che gli auspici furono studiati per vantaggio dello Stato, mentre all'altro sembra che con la vostra scienza si possa quasi aver la conoscenza del futuro. Ti prego di esprimere il tuo pensiero su tale questione.
Marco: - Io? Personalmente ritengo che effettivamente esista la divinazione, che i Greci chiamano "mantica", ed in particolare quella sua parte che riguarda i presagi degli uccelli e quegli altri segni che fanno parte della nostra scienza. Se ammettiamo infatti che esistano gli dèi, e che il mondo sia governato dal loro intelletto, e che essi stessi provvedano al genere umano e abbiano il potere di mostrarci i presagi degli eventi futuri, non vedo perché dovrei negare l'esistenza della divinazione.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus