Atticus: Excipis credo illa quibus ipsi initiati sumus.
Marcus : Ego vero excipiam. Nam mihi cum multa eximia divinaque videntur Athenae tuae peperisse atque in vitam hominum attulisse tum nihil meilus illis mysteriis quibus ex agresti immanique vita exculti ad humanitatem et mitigati sumus initiaque ut appellantur ita re vera principia vitae cognovimus neque solum cum laetitia vivendi rationem accepimus sed etiam cum spe meliore moriendi. Quid autem mihi displiceat in nocturnis poetae indicant comici. Qua licentia Romae data quidnam egisset ille qui in saerificium cogitatam libidinem intulit quo ne inprudentiam quidem oculorum adici fas fuit?
Atticus : Tu vero istam Romae legem rogato nobis nostras ne ademeris.
Versione tradotta
Attico: - Fai un'eccezione, credo, per quei riti ai quali siamo stati iniziati.
Marco: - Li escluderò, non ho dubbi in proposito; infatti la tua Atene mi sembra abbia dato origine a molti ed egregi principii umani e religiosi, e li abbia introdotti nella vita umana, ma poi non vi fu nulla di meglio di quei misteri, dai quali, venuti fuori da vita rozza ed inumana, siamo stati educati e addolciti alla civiltà, e, quindi si chiamano iniziazioni, perché abbiamo conosciuto i princìpi della vita nella loro vera essenza; e non soltanto abbiamo appreso il modo di vivere con gioia, ma anche quello di morire con una speranza migliore. Quello però che a me potrebbe dispiacere nelle celebrazioni notturne ce lo indicano i commediografi. Se tale concessione fosse fatta in Roma, che mai avrebbe compiuto quel tale, che introdusse con premeditazione la sua libidine in un rito sacro, dove non era lecito gettare uno sguardo neppure involontario?
Attico: - Tu proponi dunque questa legge particolare per Roma; ma non togliere a noi le nostre.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus